venerdì 18 gennaio 2013

Maschi e femmine

Fin da piccola la volevo femmina, e avevo già pensato a ben sette nomi da darle, anche se poi alla fine gliene ho dato solo uno, che non c'entra niente con quella lista.
E la volevo e la sognavo esattamente come è adesso, con quei suoi lunghissimi capelli biondi, i boccoli, gli occhi chiari, magra e alta, con il naso all'insù e il viso furbetto.
E me la immaginavo vestita come una bambolina, e che mi sarei divertita a giocare con lei con le bambole, o a fare shopping, o fare tutte quelle cose da femmina che io, ultima di tre fratelli, non avevo mai potuto fare.

Perchè io giocavo con le macchinine e i robot, andavo a vedere le partite la domenica dalla collina di Monte Mario, scambiavo le figurine dei calciatori con gli amici dei miei fratelli e, dulcis in fundo, ho avuto per molti anni capelli cortissimi, perchè quando hai tre figli e sei da sola, non puoi perdere tempo a lavare e asciugare i capelli di uno solo.

E quell'essere un po' maschiaccio me lo sono portato dentro per tanto tempo.
Al liceo ero l'amicona di tutti, quella con le scarpe da ginnastica e i maglioni troppo larghi, quella che andava allo stadio la domenica, e con cui tutti i ragazzi parlavano e si confidavano, "perchè tu mica ti fai le paranoie e pensi solo ai vestiti". Anche se poi di paranoie me ne facevo un mondo, ma non lo sapeva nessuno.

E questa corazza maschile, che forse è stata più una maschera per proteggermi che la mia vera natura, mi accompagna anche ora, che sono diventata grande, e ancora evito i tacchi, metto la gonna solo se necessaria, mi trucco poco o niente, anche se poi mi trovo ad invidiare quelle che riescono sempre ad essere perfette e impeccabili.

Quindi quando ho saputo che era femmina, ed ero così felice, già me la immaginavo a Carnevale, mentre la vestivo da fatina, o da Biancaneve, magari mettendole un po' di lucidalabbra e un bel fiocco fra i capelli.

E invece oggi mi guarda dritta negli occhi e mi dice: "Mamma, io a Carnevale mi vesto da Spiderman come i maschi!".

Ecco, appunto.

martedì 15 gennaio 2013

the day after

Che poi la fine del mondo a casa nostra è arrivata e pure col botto.
Ovvero vacanze "blindate" con i tre figli (Chicca, Chicco e il terzo figlio tardo adolescente che sarebbe Lui) malati a turno, ma anche contemporaneamente, con febbre, tosse, vomito, annessi e connessi.
Nel mezzo viaggio obbligato nella natìa terra di Lui per matrimonio della sorella, ritorni alla Fantozzi suoceramuniti per impossibilità materiale di mia madre (nel frattempo emigrata fuori sede da mio fratello) a tenere i bimbi al rientro al lavoro, improvvisi picchi di febbre per Chicco che notoriamente, superati i 36,5, diventa il peggior rompipalle che la storia ricordi (cosa per cui chiedo scusa fin da ora alla mia futura nuora, ma non è colpa mia, è nato così)
Insomma, mi sento un po' provata.

Oggi Chicca è finalmente tornata a scuola, con l'ennesima nuova insegnante, perchè la Maestra starà fuori, si dice, fino a Pasqua, ma manda certificati, si dice ancora, di 15 giorni in 15 giorni e quindi non riescono a mettere una supplente definitiva per tutto il periodo. Per questo non hanno fatto nemmeno la recita di Natale, per dire.
Fatto sta che rientra a casa contenta, ma al massimo grado di stanchezza e nervosismo, che si è tradotto in un capriccio colossale durato più di tre quarti d'ora (per la cronaca voleva una prugna... a gennaio...), dove la sottoscritta, ancor più provata da una mattinata infernale di viaggi su e giù per la provincia romana, ha sbottato con sculacciata finale.
Lo so che non si fa, ma non dormo una notte filata dal lontano gennaio del 2008 e in particolare nell'ultimo mese e mezzo.
Mi parte la brocca facile, come si dice qua. 
Poi è crollata dal sonno e mentre tornavo a lavoro in macchina mi chiedevo quanto ancora dureranno queste crisi con la grande, e a come la cosa importi poi relativamente poco, visto che Chicco viaggia a grandi passi verso i terrible two.
Quindi anche nell'ipotesi più rosea che finalmente Chicca diventi quella meravigliosa e responsabile primogenita che tanto agogno nulla cambierà nella routine familiare. Se non sarà lei, sarà il fratello a rotolare per terra, urlando come un ossesso.

Leggo quindi in giro per i blog mammeschi le 10 cose per cui sarei una brava mamma... vorrei tanto partecipare, davvero, ma stasera non me ne viene in mente nemmeno una.
Anzi, forse una sì.
Che amo tantissimo i miei figli e li metto, davvero, davanti a tutto... ma vorrei che riuscissero a dormire una notte intera, una sola... dopo cinque anni, me lo meriterei, ecco...