lunedì 16 settembre 2013

La tartaruga

A 18 anni ho avuto una brutta acne cistica in viso. Una cosa che mi ha deturpata abbastanza e che ha reso tutto molto più difficile nella mia vita.
Andavo in giro col viso pieno di bolle rosse, con tutti che mi guardano fra il compassionevole e lo schifato, e nonostante i chili di fondotinta che ci buttavo sopra, non c'era verso di farle sparire.
Ho girato decine di medici, fatto mille cure, iniziate ogni volta con tanta speranza e finite nel secchio con la depressione più nera.
Perchè il viso è il tuo biglietto da visita e quando sei una che, come me, hai una autostima bassa e il carattere tendente alla depressione, riempirsi di bolle non è certo il massimo della vita.
Dai 18 anni ai 21 ricordo solo i pianti, il senso di inadeguatezza, le sigarette che avevo iniziato a fumare per sfuggire a quel senso di rabbia che provavo contro tutti.
A 21 anni poi conobbi quello che sarebbe stato il mio ragazzo per i successivi sei anni, iniziai a prendere la pillola, qualcosa forse scattò dentro di me e dentro il mio cervello e con i 10 chili che persi in quel periodo se ne andarono anche gran parte delle cisti.
O meglio, se ne andarono in letargo.
Sì, perchè le mie cisti a periodi si risvegliano dal sonno in cui le ho evidentemente condannate e random tornano a ricordarmi che no, loro ci sono ancora, e quando vogliono sanno dove colpire e farmi male.
Emblematico fu il mio esame di avvocato, dove dovetti presentarmi in occhiali da sole perchè la cistina sottopelle che avevo all'angolo fra naso e arcata sopracigliare, dormiente ormai da oltre dieci anni, improvvisamente aveva deciso di farsi vedere gonfiandosi a dismisura tanto da spostare quasi l'occhio e rendermi particolarmente repellente.

Di quel periodo, comunque, mi rimane il ricordo indelebile delle cicatrici.
Le ho sulle guance, principalmente. E quando mi guardo allo specchio, o in una foto, mi ricordano il viso di una tartaruga.
Io sono una tartaruga.
E per quanto tutti mi abbiamo sempre fatto complimenti, e detto cose carine, e nonostante l'amore di Lui e dei miei figli, e le gratificazioni che come donna ho sempre ricevuto, io continuo a sentirmi una tartaruga.
Perchè quelle cicatrici non le ho solo sul viso, le ho dentro l'anima e dentro la testa, e in quei posti lì, finchè non ci metti mano tu, è impossibile cambiare qualcosa.

A 21 anni comunque sull'acne misi un macigno. Dissi mai più dottori, mai più cure, mai più illusioni. Sarò per sempre una tartaruga e pazienza, me ne farà una ragione.
E così ho fatto, per quasi 20 anni.
Ignorarle, fare finta che non ci fossero, decidere di non coprirle nemmeno più con il trucco, è stato in tutti questi anni l'unico modo non dico per non soffrire, ma almeno per soffrire di meno.
Perchè nella vita ci sono cose peggiori, malattie vere e sofferenze reali, che meritano più attenzione e rispetto di qualche buco sulla pelle.

Poi Chicca qualche giorno fa mi accarezzava il viso e nell'innocenza dei suoi quasi 5 anni mi chiede perchè io ho i buchi sul viso, ed è come se qualcuno avesse scoperchiato una pentola che avevo seppellito ben bene per tutto quel tempo.
Così ho prenotato una seduta dall'estetista e ho cominciato a pensare per la prima volta dopo anni ad andare da un dermatologo. A fare qualcosa per toglierli, quei buchi.
E nel momento in cui l'ho pensato, ho di nuovo avuto paura.
Perchè cresciamo, iniziamo a lavorare, ci facciamo una famiglia, e ci illudiamo di essere ormai in grado di affrontare tutto.
E poi basta un nulla e ti accorgi di essere rimasta per oltre 20 anni ferma lì, immobile... di essere rimasta quella tartaruga che si è rintanata nel suo guscio a far finta che non sia successo nulla.


lunedì 2 settembre 2013

Running

Siamo tornati da qualche giorno, anche se oggi è il rientro in ufficio vero e proprio.
Sono state vacanze faticose, quest'anno, soprattutto perchè Chicca non dormendo più il pomeriggio mi ha costretto a dei tour de force marini che nemmeno quando avevo 16 anni, mentre chiaramente Lui pisolava il pomeriggio con Chicco al fresco di casa...
Ma a parte questo stare con i bimbi h 24 è sempre bellissimo, per me che durante l'anno riesco a godermeli poco, e così torno sempre a lavoro con lo struggimento di una innamorata improvvisamente privata del suo amante.

Ma quest'estate è stata anche teatro del mio rientro trionfale nello sport, dopo praticamente 5 anni di completa inattività... insomma, ho ripreso a correre.
Io sempre stata una grande sportiva, la palestra era la mia seconda casa e io e Lui ci siamo conosciuti grazie alla grande passione comune per le due ruote (sia out che indoor). Poi con la prima gravidanza ho prima allentato, poi sbragato del tutto, nel senso che il tempo per lo sport era drasticamente ridotto all'osso e io troppo stanca per fare qualsiasi cosa nel poco tempo libero che non fosse buttarmi sul divano e vedere la tv.

Ma ora i Chicchi sono più grandi, più autonomi, e io da un po' di tempo mi guardavo allo specchio senza più riconoscermi... una brutta sensazione, che a 40 anni mi è sembrato troppo presto da provare.
Così ho approfittato delle vacanze per riprendere lentamente il ritmo e soprattutto per abituarmi al nuovo orario che mi sono data, ovvero le 6,00 del mattino.
Perchè alle 6.00 del mattino i bimbi e il marito dormono e per il lavoro è troppo presto: nessuno mi reclama, nessuno ha bisogno di me a quell'ora, nessuno mi può accusare di sottrarre tempo o attenzioni.
Dalle 6.00 alle 7.00 del mattino ci sono solo io.
Ed è una sensazione stupenda.

Uscire all'alba, vedere spuntare il sole, mettere la musica a palla nelle cuffiette e cominciare a correre, pensando solo al tuo fiato, ai tuoi muscoli, al tuo cuore... tutto il resto può attendere, almeno per un'ora.