Il video sulla prima pagina del corriere.it di oggi, con i piloti svenuti
in cabina, è l'emblema del giornalismo di oggi: l'incapacità del
silenzio di fronte alle cose che non sappiamo spiegare lì per lì.
Noi
dobbiamo sapere, tutto, subito, e se non lo sappiamo, dobbiamo formulare
tutte le spiegazioni possibili fino a trovare quella giusta, pazienza
se nel frattempo sfioriamo il comico.
Ed è lo specchio di quello che siamo diventati
tutti noi, assetati dell'ultima ora, drogati del refresh ossessivo, sempre alla ricerca di quel link che confermi i nostri mille sospetti o le nostre granitiche certezze di tuttologi del web.
Me ne accorgo leggendo i commenti dei lettori in questi giorni su
ogni giornale on line, o su fb: nel giro di 24 ore son diventati tutti piloti di aeronautica in Italia...
E invece non
sarebbe più rassicurante ammettere per una volta che, per quanto ci si affanni, certe
cose accadono, e tu non puoi fare niente per evitarle?
... non sarebbe meno traumatico limitarsi a lasciare immaginare cosa sia successo, piuttosto che ostinarsi a mostrare mille simulazioni o 100 foto superingrandite alla ricerca di quel pezzo di braccio che ci faccia dire, ok, ho visto come si riduce un uomo che schianta con un aereo su una montagna?
...o
almeno, non sarebbe comunque meglio imparare una volta per tutte che prima di parlare, o di scrivere, è necessario aspettare il tempo per
avere notizie certe?
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