mercoledì 2 luglio 2014

Cambiamenti

E' un periodo di cambiamenti, questo, e io, abitudinaria come sono, faccio davvero fatica a trovare i nuovi equilibri necessari.
Da Maggio ho cambiato studio e mi sono allontanata da casa di mia madre e dalla scuola, il che si è tradotto in un adirivieni quotidiano su e giù fra casa, studio, tribunale, scuola e casa di mia madre, tale da farmi pensare di aver passato più tempo in macchina che in qualsiasi altro luogo.
E benché ora siamo in uno studio più bello, più in centro, più luminoso e di rappresentanza, non riesco a non rimpiangere il mercato sotto lo studio vecchio, il quartiere dove sono cresciuta, i negozi e le passeggiate che mi facevo andando e tornando dal lavoro.

Poi è che è finita la scuola, ovvero Chicca ha finito la materna e Chicco il nido.
A parte l'ovvia commozione che ha seguito ogni recita dei due, con annessi diplomi, toghe, cappellini e addii più o meno strappalacrime, subito dopo ho realizzato che da settembre entrambi (chi alle elementari chi alla materna) usciranno alle 16,30.
Il che significa che fra poco più di due mesi i miei figli li saluterò alle 8,30 a scuola per rivederli, se tutto va bene, alle 19 di sera quando li preleverò da mia madre.
E sono entrata in paranoia come la peggiore delle mamme italiane.
Perchè non potrò andarli mai a prendere a scuola, tranne forse il venerdì, e perchè non li vedrò più nemmeno quella mezzora a pranzo, che sarà pure un tempo irrisorio, ma mi faceva pesare di meno una intera giornata di lavoro senza di loro.
Perchè per tutta la settimana avranno un rapporto più stretto con le maestre e con mia madre, che con me.
Perchè devo lavorare, e per quanto possa lavorare anche mentre mangio, questo lavoro è completamente incompatibile con gli orari della scuola.

Eppure non sono certo i primi bambini a farsi venire a prendere dalla nonna, a vedere i genitori solo la sera, a passare gran parte della loro giornata fuori casa: loro crescono, cambiano le esigenze, le organizzazioni, le necessità.
Lo so, è così, e forse è anche giusto che sia così: il lavoro è importante, è una fonte insostituibile per la famiglia e probabilmente sarà l'unica cosa che mi rimarrà quando loro saranno grandi e di me non ne vorranno più sapere...
E allora perchè sono tre settimane che mi viene il magone?!


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