lunedì 9 dicembre 2013

Domande

Dopo un week end in cui sono stati particolarmente molesti, e noi particolarmente distrutti e nervosi, vedendo su Fb tutte le bellissime foto di alberi e presepi degni di una mostra, una domanda mi sorge spontanea: ma solo i miei giocano col presepe e distruggono tutti i personaggi facendo la guerra intergalattica con gesù e la madonna contro batman e lex luthor? 
A nemmeno un'ora dall'allestimento, ai magi mancava la testa, le pecorelle erano a giocare con i my little pony, e gesù era stato dato per disperso.
Forse ho sbagliato qualcosa...
 

lunedì 25 novembre 2013

Piccole soddisfazioni

Poi quel Giudice l'ho convinto, e oggi ho vinto la causa.
E' una bella soddisfazione, anche se devo dire la verità, quello che è successo nei giorni scorsi un po' mi ha spento il sorriso.
Sono contenta però per il mio Cliente, che davvero non si meritava tutta la cattiveria che gli si era rovesciata addosso in questi ultimi mesi: l'aver perso il lavoro, la propria dignità professionale, sentirsi oltraggiato e ingiuriato da persone che nemmeno lo conoscono, solo perchè qualcuno aveva deciso a tavolino di farlo fuori e di farlo in televisione, con una bel servizio preparato ad arte.

Sì, perchè ormai siamo diventati un Paese dove basta una telecamera e un programma di basso profilo per rovinare la vita e la carriera alle persone che invece lavorano davvero e fanno il bene degli altri.
E se è Berlusconi, o il politico di turno a finirci dentro, in questa macchina del fango, facciamo spallucce e magari sotto sotto siamo anche contenti, e invece non ci rendiamo conto che domani potrebbe capitare ad ognuno di noi e non è giusto.

Le azioni, i fatti, di qualsiasi natura siano, vanno prima contestati, provati, argomentati e poi dopo, solo dopo, quando si è accertata la verità, processuale o meno che sia, ci si fanno sopra le trasmissioni.
I processi si fanno nelle aule di Tribunale, non fra uno stacchetto della soubrette e una battuta del comico e soprattutto, non attraverso un tagli e cuci dove l'obiettivo finale è solo sputtanare e non informare.

Mentre lavoravo sull'atto, guardavo il mio Cliente e non capivo per quale motivo volesse tornare a lavorare lì, dopo essere stato trattato in quel modo... oggi leggo la sentenza e mi auguro che non solo ci voglia tornare, ma che ci rimanga tanto a lungo da far ingoiare un po' di rospi a chi ha anteposto i propri interessi di facciata alla salute delle persone. A chi ha preferito credere ad una balla, seppur ben confezionata, alla più banale, e proprio per questo più reale, verità.

Perchè tanti di bambini hanno bisogno di lui, e sarebbe una sconfitta, quella sì, impedire a tutti loro di essere curati da chi si fidano in una struttura pubblica.

mercoledì 20 novembre 2013

...

Oggi alle 8.50 accompagnavo trafelata Chicca a scuola, in una giornata con il sole.
E oggi alle 8.50 un'altra mamma come me, con due bimbe piccole, se n'è andata per sempre.
Ho seguito anche lei in silenzio in questi anni, come ho seguito Anna Lisa, perchè sul web ci si affeziona alle persone, anche se non si conoscono, quando si incontra il cancro e ci si impara a convivere, come ho fatto io con mia madre.
E come Anna Lisa se ne andata silenziosa anche lei.
E io non riesco a smettere di piangere.
Perchè la vita non è giusta e perchè questa malattia è una carogna.
Perchè la morte di un genitore è qualcosa che un figlio non dovrebbe vivere, e se penso a queste bambine, che potrebbero essere i miei figli, mi si spezza il cuore.
Perchè vorrei uscire, entrare in una Chiesa e pregare, per trovare un senso a tutto questo, perchè deve esserci un senso, e perchè mi sembra l'unica cosa adesso che mi farebbe sentire meno il peso di questo macigno dentro.
... e invece sono inchiodata qua, a far finta di lavorare.

Ciao Wide.


mercoledì 13 novembre 2013

La scuola

Premessa: è un post polemico e non molto popolare. Però è quello che penso in questo periodo e che non posso dire in giro, sennò mi guardano male.
Il mio approccio con la scuola pubblica in questi tre anni è stato: qui i soldi non ci sono, paga tu per far fare le cose ai pupi.
Ok, accettata la premessa, visto che pago io, ho pensato che avessi almeno il diritto di esprimere una opinione su cosa fare o meno.
E invece no.
Funziona così: tu paghi, facendo finta di scegliere, ma poi alla fine firmi quello che dico io e stai pure zitta.

Scuola di Chicca, materna comunale, nessuna retta (apparentemente, perchè la paghiamo comunque, seppur indirettamente): da tre anni paghiamo a parte un laboratorio teatrale, circa 160 euro l'anno. Filo conduttore inestistente, feedback con gli insegnanti zero, saggio finale orripilante (è stata più bella la recita di natale, per dire), estusiamo della figlia non pervenuto (l'anno scorso piangeva e non voleva nemmeno andarci, quest'anno è del tutto indifferente alla cosa).
Alla prima riunione di classe io e un'altra mamma abbiamo tentato di proporre qualcos'altro, quanto meno di sentire in giro qualche altra associazione, per me andava bene tutto, pure fare un po' di sport che secondo me era anche più divertente per i bambini. Non l'avessimo mai fatto. Risposta della maestra (con cui i rapporti ormai sono al minimo storico): firmano tutti quindi devi firmare pure tu. Amen.

Scuola di Chicco: nido convenzionato, pagamento di retta mensile: laboratorio di musica a parte, costo 75 euro l'anno, fatta riunione in cui s'è fatto finta di chiedere se eravamo d'accordo, di fatto tutto già deciso,"o si paga o tuo figlio rimane fuori dalla classe a far cosa non si sa". Amen 2.

Ora, io capisco tutto, che tocca fa' lavorare tutti, che la scuola i soldi non ci sono e li devi sborsare tu, che sono cose utili, artistiche, appassionanti (anche se poi ho un po' di riserve su questo)...però quest'atteggiamento dittatoriale non mi piace, alla fine sono 200 e passa euro all'anno che pesano a tutti in questo periodo, quantomeno mi piacerebbe che fossero impiegati per il piacere dei miei figli, non di quello delle insegnanti (di non averli fra le balle per un ora a settimana).

Fine dello sfogo.

lunedì 7 ottobre 2013

Pensieri

Vedere un pomeriggio di pioggia "Ribelle" con tua figlia, e improvvisamente ricordarsi della tua adolescenza e del rapporto conflittuale con tua madre, e quindi immaginarsi la sua, di adolescenza, chè già a 5 anni rivendica di fare le cose solo a modo suo, figuriamoci a 14, e sentirsi già il magone in gola, mentre lei, candida, ti dice: "mamma, ma tu mica ti trasformi in un orso, vero?!"

venerdì 4 ottobre 2013

4 ottobre

Oggi è l'onomastico della mia Chicca.
Ricordo ancora quando, 5 anni fa, con un minuscolo chicco di grano nella pancia di cui ancora ignoravo l'esistenza, andai il giorno del mio compleanno con Lui ad Assisi, e mi fermai a pregare nella Basilica, sulla tomba di San Francesco, chiedendo di poter avere un giorno anche io un piccolo angelo biondo dagli occhi chiari da stringere forte.
Avevo subito poche settimane prima un intervento per una cisti alle ovaie (incinta e senza saperlo!!) e fra quello e le nostre problematiche genetiche, avevamo ben poche probabilità che quel desiderio si avverasse.
Eppure dopo qualche settimana è arrivato il test positivo, dopo un paio di mesi la villocentesi con esito negativo, e a ottobre è arrivata lei, bionda e con gli occhi chiari, come me l'ero sempre sognata da bambina.
... e il suo nome non poteva che essere quello di chi quel chicco di grano me lo ha protetto per tutto quel tempo, affinchè crescesse sano e forte e pronto per entrare nella nostra vita.

... ma oggi sono anche due anni che non c'è più Anna staccato Lisa... e dopo due anni, oggi la penso ancora... e tanti pensieri e domande si affastellano nella mia testa... ciao Anna Lisa...

giovedì 3 ottobre 2013

Io e il mio cervello

Primo Km: ... vedi quanto sei figa, non volevi nemmeno alzarti dal letto stamattina e invece guarda come corri agile e gazzellosa, sei troppo forte, sono fiero di te!;

Secondo Km: ... però. com'è buio a quest'ora, eh, meno male che qualcuno che fa il giro c'è, altrimenti sai che paura nella pineta... certo però che quando svolti nella salita si sente che ti sei appena svegliata;

Terzo Km: ... ma come, solo metà percorso! mi sembra una vita che corri... ma quanti giri mancano?!

Quarto Km: ... 'mazza che odore di cornetti che arriva dalla pasticceria, c'ho un buco allo stomaco che quando arrivi a casa mi mangio direttamente il frigorifero;

Quinto Km: ... ma chi te l'ha fatto fare, potevi dormire stamattina, c'ha ragione Lui quando dici che sei tutta scema a esserti scelta 'st'orario... ma perchè non facciamo solo mezz'ora stavolta e ce ne andiamo a casa a papparci la colazione soli soletti, prima che le belvette si svegliano?!

Sesto Km: ... però, guarda, sta sorgendo il sole! in fondo non hai tutti i torti a voler continuare, è entusiasmante vedere l'alba e sapere che hai quasi finito... forza!

Settimo Km: ... ma come, hai già finito? io avrei continuato un altro quarto d'ora!

lunedì 16 settembre 2013

La tartaruga

A 18 anni ho avuto una brutta acne cistica in viso. Una cosa che mi ha deturpata abbastanza e che ha reso tutto molto più difficile nella mia vita.
Andavo in giro col viso pieno di bolle rosse, con tutti che mi guardano fra il compassionevole e lo schifato, e nonostante i chili di fondotinta che ci buttavo sopra, non c'era verso di farle sparire.
Ho girato decine di medici, fatto mille cure, iniziate ogni volta con tanta speranza e finite nel secchio con la depressione più nera.
Perchè il viso è il tuo biglietto da visita e quando sei una che, come me, hai una autostima bassa e il carattere tendente alla depressione, riempirsi di bolle non è certo il massimo della vita.
Dai 18 anni ai 21 ricordo solo i pianti, il senso di inadeguatezza, le sigarette che avevo iniziato a fumare per sfuggire a quel senso di rabbia che provavo contro tutti.
A 21 anni poi conobbi quello che sarebbe stato il mio ragazzo per i successivi sei anni, iniziai a prendere la pillola, qualcosa forse scattò dentro di me e dentro il mio cervello e con i 10 chili che persi in quel periodo se ne andarono anche gran parte delle cisti.
O meglio, se ne andarono in letargo.
Sì, perchè le mie cisti a periodi si risvegliano dal sonno in cui le ho evidentemente condannate e random tornano a ricordarmi che no, loro ci sono ancora, e quando vogliono sanno dove colpire e farmi male.
Emblematico fu il mio esame di avvocato, dove dovetti presentarmi in occhiali da sole perchè la cistina sottopelle che avevo all'angolo fra naso e arcata sopracigliare, dormiente ormai da oltre dieci anni, improvvisamente aveva deciso di farsi vedere gonfiandosi a dismisura tanto da spostare quasi l'occhio e rendermi particolarmente repellente.

Di quel periodo, comunque, mi rimane il ricordo indelebile delle cicatrici.
Le ho sulle guance, principalmente. E quando mi guardo allo specchio, o in una foto, mi ricordano il viso di una tartaruga.
Io sono una tartaruga.
E per quanto tutti mi abbiamo sempre fatto complimenti, e detto cose carine, e nonostante l'amore di Lui e dei miei figli, e le gratificazioni che come donna ho sempre ricevuto, io continuo a sentirmi una tartaruga.
Perchè quelle cicatrici non le ho solo sul viso, le ho dentro l'anima e dentro la testa, e in quei posti lì, finchè non ci metti mano tu, è impossibile cambiare qualcosa.

A 21 anni comunque sull'acne misi un macigno. Dissi mai più dottori, mai più cure, mai più illusioni. Sarò per sempre una tartaruga e pazienza, me ne farà una ragione.
E così ho fatto, per quasi 20 anni.
Ignorarle, fare finta che non ci fossero, decidere di non coprirle nemmeno più con il trucco, è stato in tutti questi anni l'unico modo non dico per non soffrire, ma almeno per soffrire di meno.
Perchè nella vita ci sono cose peggiori, malattie vere e sofferenze reali, che meritano più attenzione e rispetto di qualche buco sulla pelle.

Poi Chicca qualche giorno fa mi accarezzava il viso e nell'innocenza dei suoi quasi 5 anni mi chiede perchè io ho i buchi sul viso, ed è come se qualcuno avesse scoperchiato una pentola che avevo seppellito ben bene per tutto quel tempo.
Così ho prenotato una seduta dall'estetista e ho cominciato a pensare per la prima volta dopo anni ad andare da un dermatologo. A fare qualcosa per toglierli, quei buchi.
E nel momento in cui l'ho pensato, ho di nuovo avuto paura.
Perchè cresciamo, iniziamo a lavorare, ci facciamo una famiglia, e ci illudiamo di essere ormai in grado di affrontare tutto.
E poi basta un nulla e ti accorgi di essere rimasta per oltre 20 anni ferma lì, immobile... di essere rimasta quella tartaruga che si è rintanata nel suo guscio a far finta che non sia successo nulla.


lunedì 2 settembre 2013

Running

Siamo tornati da qualche giorno, anche se oggi è il rientro in ufficio vero e proprio.
Sono state vacanze faticose, quest'anno, soprattutto perchè Chicca non dormendo più il pomeriggio mi ha costretto a dei tour de force marini che nemmeno quando avevo 16 anni, mentre chiaramente Lui pisolava il pomeriggio con Chicco al fresco di casa...
Ma a parte questo stare con i bimbi h 24 è sempre bellissimo, per me che durante l'anno riesco a godermeli poco, e così torno sempre a lavoro con lo struggimento di una innamorata improvvisamente privata del suo amante.

Ma quest'estate è stata anche teatro del mio rientro trionfale nello sport, dopo praticamente 5 anni di completa inattività... insomma, ho ripreso a correre.
Io sempre stata una grande sportiva, la palestra era la mia seconda casa e io e Lui ci siamo conosciuti grazie alla grande passione comune per le due ruote (sia out che indoor). Poi con la prima gravidanza ho prima allentato, poi sbragato del tutto, nel senso che il tempo per lo sport era drasticamente ridotto all'osso e io troppo stanca per fare qualsiasi cosa nel poco tempo libero che non fosse buttarmi sul divano e vedere la tv.

Ma ora i Chicchi sono più grandi, più autonomi, e io da un po' di tempo mi guardavo allo specchio senza più riconoscermi... una brutta sensazione, che a 40 anni mi è sembrato troppo presto da provare.
Così ho approfittato delle vacanze per riprendere lentamente il ritmo e soprattutto per abituarmi al nuovo orario che mi sono data, ovvero le 6,00 del mattino.
Perchè alle 6.00 del mattino i bimbi e il marito dormono e per il lavoro è troppo presto: nessuno mi reclama, nessuno ha bisogno di me a quell'ora, nessuno mi può accusare di sottrarre tempo o attenzioni.
Dalle 6.00 alle 7.00 del mattino ci sono solo io.
Ed è una sensazione stupenda.

Uscire all'alba, vedere spuntare il sole, mettere la musica a palla nelle cuffiette e cominciare a correre, pensando solo al tuo fiato, ai tuoi muscoli, al tuo cuore... tutto il resto può attendere, almeno per un'ora.


giovedì 1 agosto 2013

out of office

Il ricorso è stato iscritto a ruolo, e io mi sento un po' svuotata, come mi succede sempre quando mi impegno molto in una cosa.
Inoltre questa volta dentro questo lavoro c'è finito anche molto di me e delle mie emozioni, e questo mi ha smarrito e affaticato molto.
Ma ora non posso fare più nulla, se non attendere l'autunno, quando tutte quelle parole scritte dovranno convincere un Giudice.
Domani ho ancora un ultimo piccolo sforzo con una riunione fuori Roma, e nel pomeriggio chiudo lo Studio, almeno per un po'.
Ho bisogno di staccare, di andare lontano, con la mia famiglia.
Di godermi i miei figli, e mio marito e di porre molta distanza da tutto quello che è accaduto in queste ultime tre settimane.
Perchè a volte, quando lavori tanto, e ti appassioni tanto, rischi di perdere di vista tante altre cose e ho bisogno di recuperare, con tutti.
Perchè a Roma fa molto caldo, e non riesco a dormire da parecchi giorni, fra i pensieri che dalle tre di notte mi si affastellano nella testa.
E ho bisogno di svuotarla, questa testa, e di non pensare più a nulla, almeno per un po' di giorni, se non a giocare sulla sabbia con i miei amori.
Buone vacanze!

venerdì 19 luglio 2013

Ingiustizie

Questo ultimo mese sono stata molto occupata su un caso difficile, delicato, che ha a che fare con una persona che lavora (anche) con i bambini.
Una brava persona, davvero, a cui la cattiveria di alcuni sta rovinando la vita e la carriera.
Un caso che mi sta prosciugando e al quale non smetto mai di pensare. Nemmeno la notte.

Ma è anche uno di quei casi in cui capisco il vero ruolo sociale del mio lavoro, ovvero aiutare gli altri contro le ingiustizie.
Perchè noi siamo trattati male, pensati come esseri litigiosi attaccati solo al vile denaro, che si sollazzano nei cavilli e godono nel dilatare i tempi.
E invece siamo nella maggior parte delle persone di buon senso, che cercano di far ragionare le persone perchè è sempre meglio una "brutta ma veloce conciliazione che una buona ma ultradecennale sentenza" e che nel nostro piccolo cerchiamo di aggiustare le storture e le ingiustizie di questo mondo.

E in questi giorni, questo lavoro, che a volte non sopporto più nemmeno io, mi piace.
Perchè questa persona ha ragione da vendere, e deve vincere.
Perchè un bambino, o i vostri, o anche i miei, potrebbero un giorno avere bisogno di lui, e io vorrei che ci fosse lui al loro fianco.

martedì 18 giugno 2013

Controcorrente

... in questi giorni avrei dovuto prendere una decisione importante, ovvero spedire mia madre con i bimbi a casa di mia suocera alla casa al mare, in Puglia, circa 350 Km da qua per tutto il mese di luglio.
La casa è in centro, proprio sul lungo mare (occorre solo attraversare la strada), niente macchina, niente problemi di spostamento, solo una rognosa rampa di scale da fare ogni volta perchè la casa è in un palazzo antico di quello con i scaloni all'entrata. Il mare è bello, pulito, con una secca che permette ai bimbi di sguazzare in sicurezza per svariati metri.
Insomma, la soluzione ideale: i Chicchi al mare, lontano dai 40 gradi che si respirano già in questi giorni a Roma, nonna paterna finalmente contenta di avere i nipoti h24, nonna materna che oltre che sbattersi come sempre avrebbe comunque la possibilità di riposarsi un po' godendo dell'aria di mare.

Eppure alla fine, dopo pensamenti e ripensamenti ho deciso di no, partiranno con noi direttamente ad agosto.
Un po' perchè Chicca non vuole andare, un po' perchè mia madre ha paura delle botte di nostalgia che non saprebbe gestire, un po' per i viaggi andata e ritorno che io e Lui ci dovremmo sparare ogni week end (la Puglia non è propriamente dietro l'angolo), un po' perchè io già non li vedo per quasi tutta la giornata, almeno la sera me li godo e me li spupazzo come si deve ed è il momento più bello per me... passare quattro giorni senza di loro mi sembra impossibile.

In questo mare di mamme che non vedono l'ora di sbolognare i figli da qualche parte (nella mia professione purtroppo sono tutte così), io invece me li voglio tenere stretti...

La cosa tuttavia che più mi ha fatto riflettere è stato un episodio accaduto quando io avevo l'età di Chicca. Mio padre mi portò qualche giorno a Torino dagli zii con i miei fratelli, e io ricordo quel soggiorno come un'incubo che cessò solo quando vidi mia madre comparire dalla porta: quel viaggio di ritorno abbracciata alla mia mamma me lo ricordo come uno dei momenti di maggiore felicità della mia vita.
Ora, so che la mia famiglia d'allora non ha niente a che vedere con quella che mi sono costruita oggi: i miei figli hanno un padre meraviglioso, nonne e zii stupendi e sono circondati da un amore infinito che io mi sognavo alla loro età.
Tuttavia farli soffrire la nostra lontanza, perchè inevitabilmente ne soffrirebbero, anche solo nel vederci andar via fino al prossimo week end, è una cosa che non mi sento di affrontare.


Vedi com'è la vita? Anni di femminismo, di discorsi sull'emancipazione, l'indipendenza, e sono finita per diventare la peggior versione della madre italica egoista...

martedì 4 giugno 2013

l'amore questo folle sentimento...

Camera dei Chicchi, luce spenta poco prima della buonanotte.
Chicca: mamma, posso dirti una cosa?
Io: dimmi amore mio.
Chicca: sai che R. mi da i baci?
Io: in che senso amore?!
Chicca: mi da i baci di nascosto sulla guancia e poi ci abbracciamo e stiamo vicini vicini, però di nascosto dalla maestra.
Io: amore, lo so che R. è il tuo amichetto preferito, però non potete giocare soltanto senza darvi baci o abbracciarvi, ché poi vi mischiate raffreddore, pidocchi e chissà quale altro virus malefico vi portate appresso voi bimbi?
Chicca: ma mamma, io voglio i baci di R., mi piacciono e poi io e R. ci vogliamo bene e vogliamo stare sempre insieme!
Io: ecco, magari questo non lo diciamo a tuo padre...

martedì 28 maggio 2013

S.O.S. Tata

Sabato sera, cena a casa di mia madre, con famiglia tedesca al completo.
Lei è una cara amica di penna di mia madre dei tempi delle superiori, quella che ogni anno manda la foto dei figli sotto l'albero, e tu li hai visti crescere e figliare nel frattempo senza averli mai conosciuti.
Ogni tanto scende a Roma con il marito per fare i turisti e immancabilmente vengono a cena da mia madre.
E così anche sabato. E poichè non viene da parecchio, insiste affinchè venga anche io con i bimbi al seguito "ché li vogliono assolutamente vedere"...
Voi ce li avete presente i tedeschi? Quelli che quando vai in vacanza stanno zitti zitti e composti, i cui figli sembrano di plastica per quanto stanno fermi, e parlano a voce bassa, e chiedono sempre il permesso... 
... ecco in tre ore, di fronte alla famiglia tedesca per antonomasia, che nemmeno si metteva seduta sul divano per non sembrare invadente, i miei figli hanno dato il peggio di loro stessi: si sono dati botte da orbi praticamente in continuazione, comprese capocciate al muro e per terra, hanno giocato a pallone nel corridoio e nel salone, mettendo a repentaglio la tavola con piatti e i bicchieri buoni, hanno urlato e fatto i capricci, pianto e fatto puzzette e pernacchie a ripetizione... alla fine, pur di tenerli fermi 10 minuti, li ho dovuti far cenare davanti a Rai Yo Yoi, tv che la suddetta famiglia, al momento di sedersi a tavola, aveva chiesto espressamente di spegnere...

Insomma un fallimento totale, dove non sapevo se era meglio sotterrarmi o strozzarli a turno fino a farli smettere. 
Mi sa che mi serve Tata Lucia!

mercoledì 15 maggio 2013

non è facile...

Non è facile gestire le paure dei propri figli. Come non è facile gestire il rapporto con il corpo insegnante.
La mercoledite, per esempio, da queste parti continua e sembra che, nonostante i miei sforzi, non se ne riesca ad uscire.
Poco prima di Pasqua ero riuscita a beccare la Maestra di religione sulle scale, le ho esposto il problema e lei mi era apparsa sorpresa, ma collaborativa.
Certo, venire a sapere che una tua alunna piange e si dispera perchè ci sei tu a scuola non deve essere il massimo della vita, ma quantomeno aiuta ad aggiustare il tiro e a capire cosa sia successo e come rimediare.
Avevamo deciso insieme di dire a Chicca che per le prossime volte non le sarebbe stato imposto alcun "lavoretto" a meno che non fosse lei a chiederlo, e che se proprio non se la sentiva, poteva stare da una parte a giocare senza nessuna imposizione.
All'inizio ha funzionato, è andata un paio di mercoledì, sembrava tutto risolto.
Poi, complici le vacanze di Pasqua, l'influenza  e "qualcosachedeveesseresuccessoinqueimercoledìmachenonèdatosapere" abbiamo ricomiciato con lo strazio.
Oggi ho preso il toro per le corna, e ho parlato con la Maestra ufficiale di Chicca che dopo mesi di malattia è di nuovo tornata.
All'inizio come al solito è tutto un "non posso intromettermi, il piano didattico della Collega, è impossibile che ti abbia dettodi non farla lavorare" e lì mi è montata un po' di rabbia, e ho sbottato.

Mia figlia non dorme, si fa prendere dalle crisi isteriche e comincia già dalla domenica sera che il mercoledì non vuole andare a scuola.
Io non ci sono in classe, non posso vedere cosa succede e dove nasce quel disagio che si amplifica a casa. In classe ci siete voi.
Allora o organizzate delle riunioni periodiche con gli insegnati, ma tutti gli insegnanti, o così costringete la gente a non portare i figli a scuola. E io non voglio che mia figlia cresca con la convinzione che quando c'è un problema si scappa. Io voglio che cresca con la convinzione che quando c'è un problema si affronta, e si supera.

Dopo questo monologo, il tono è cambiato. E' stato tutto un" hai ragione, ci penso io, dobbiamo affrontarlo insieme".

Ora, io lo so che le mamme sono spesso una categoria scassapalle, che rompono per ogni cosa succede al loro bimbo e incolpano sempre la maestra di default... lo dico spesso anche io, che con le altre non mi relaziono benissimo e faccio fatica ad integrarmi.
Però se un bambino piange, e non vuole fare una cosa, non è sempre detto che sono capricci che noi mamme vogliamo assecondare.
Hanno 4 anni, sono piccoli, hanno paura di sbagliare, e soprattutto non capiscono l'ironia, il tono scherzoso, la ripresa bonaria, perchè per loro è tutto assoluto, o bianco o nero, o felicità estrema o tragedia disperata.
E tu non puoi appellarti sempre a un piano didattico, alle regole da rispettare, al lavoro da fare.

Hanno 4 anni e hanno bisogno di avere fiducia in loro stessi, no di avere tanti disegni e lavoretti nella cartellina di fine anno da mostrarmi alla recita. Di quelli a me, onestamente, non me ne frega niente.



lunedì 13 maggio 2013

secondi figli

Chicca, da quando è nata, ha avuto sempre la festa di compleanno. Ogni anno.
Ci ho sempre tenuto molto, anche perchè io, terza figlia, non ne ho mai fatta una, e di foto di me con torte di compleanno, al contrario dei miei fratelli, ce ne sono poche, per non dire che non ce ne sono affatto.
Vabbè, sono nata in  un momento difficile, dove i miei avevano già i loro problemi e la voglia di festeggiare era zero.
Poi casa piccola, pochi soldi. Mia madre ogni tanto prova a dirmi, quando me ne lamento, "Vabbè tu hai fatto la festa del battesimo al ristorante" Chiaramente anche lì nemmeno una foto!
Insomma, proprio per questo mi sono molto divertita in questi anni a organizzare la festa a Chicca, preparare gli inviti, i panini e la pizza con la nutella, decidere il disegno da mettere sulla torta.

Chicco l'anno scorso per il suo primo anno ha avuto la sua festa. Ne avevo fatto un motivo di principio, perchè come detto io non ho la foto della mia torta con scritto "uno", e mi sembrava doveroso che da grande non mi accusasse di quello di cui mi vado lamentando da quando sono nata.
Ma è stata una faticaccia, lo ammetto. Ho invitato poche persone, le più strette, anche perchè lui ancora non va all'asilo e i suoi amici sono i fratellini degli amici di Chicca. Ed è stato un po' imbarazzante dover invitare chi pochi mesi prima era già venuto per Chicca, costringendoli comunque ad un doppio regalo per non far rimanere male la sorella.

Quest'anno ho passato. Non mi andava. In tempi di crisi come questo mi dispiaceva davvero imporre il doppio regalo a chi comunque con Chicco ha legami solo perchè va a scuola con la sorella. Amici più stretti erano impegnati in vari matrimoni e comunioni. Rimandare quando il compleanno cadeva di domenica mi è sembrato inutile.
Insomma, alla fine pranzo sul terrazzo per noi quattro più mia madre, piccola torta con un due sopra, senza nemmeno il nome. Regali praticamente assenti.

E mi sento un po' in colpa.
Perchè alla fine, diciamocelo, i primi sono proprio fortunati! Hanno le attenzioni di tutti, sono costantemente sotto i riflettori fin dalla nascita e soprattutto hanno le prove di qualsiasi cosa abbiano fatto (il primo bagnetto, la prima pappa, il primo passo, la prima parola), perchè tu lì sei ancora vigile, e sveglia, e attenta.
Poi arrivano i secondi, e ti crescono vicino senza che tu nemmeno te ne accorgi.
Anzi, all'inizio hai quasi fretta che diventino come i grandi, chè ricominciare daccapo è una gran fatica e non vedi l'ora che cammini, che mangi da solo, che parli per dirti cos'ha, perchè sei stanca e non ne puoi più.
E certe tappe le hai già vissute, e in un certo senso, le dai anche per scontate.
Con Chicca mi ricordo facevo fatica a darla in braccio a qualcuno, con Chicco quel qualcuno che se lo tenesse almeno un quarto d'ora lo andavo a cercare io, per dire!  

Il secondo ti ridimensiona completamente il mondo bambini e da una parte fa proprio un gran bene, perchè capisci quanto sia importante, per loro e per te, lasciare andare.
Dall'altra finalmente capisci il perchè dell'atteggiamento di tua madre con te, che eri addirittura la terza.

Però mi sento in colpa ugualmente con Chicco, che un giorno mi chiederà perchè ai due anni non gli ho fatto la festa e la alla sorella sì... vabbè, prossimo anno mega festone per i tre anni!

venerdì 10 maggio 2013

ko... no tutto ok

Vorrei scrivere di più, avere più costanza, pensare a cose più brillanti da scrivere e da condividere.
E invece mi metto qui davanti e mi passa la voglia.
Perchè sono stanca, sono spenta, sono ko

E sì, sono i figli che mi mettono ko e mi fanno arrivare alle 9 del mattino che sono già distrutta e la mia giornata potrebbe direttamente finire non appena consegnata, rigorosamente in zona cesarini, Chicca all'asilo.

E sì è questo lavoro che mi mette ko, questo continuo litigare con tutti, a partire dalle cancellerie la mattina, che sembra che tu non vedevi l'ora di andare in tribunale a cercare quel fascicolo che, toh, loro giusto giusto non riescono a trovare;
per passare ai giudici, che ti guardano un po' schifati dall'alto dei loro vestiti svolazzanti corredati dal tacco 12, o dai loro completi in doppio petto, mentre tu arrivi trafelata e sudaticcia, coi fascicoli che ti scivolano in ogni dove, e ti vuoi permettere pure di avere ragione;
per finire il pomeriggio con i clienti, il tuo peggior nemico, quello che non gli va mai bene niente, che smanetta su internet per metterti in difficoltà e farti domande a raffica manco fossimo a rischiatutto e che poi, magicamente, scompare quando vince e si tratta di saldare.

E sì, è questa stagione che mi mette ko, perchè dopo tre settimane di week end liberi e felici in mezzo ai prati o in spiaggia, sono stati di nuovo tutti malati, e Chicca l'altro giorno mi guardava con quegli occhioni sgranati mentre mi vestivo per andare a lavoro chiedendomi "e oggi chi si occupa di noi" e io mi sono sentita un fallimento di madre.

Poi si aggiungono le piccole sfighe del mese, che si sa, non abbandonano mai: la fiancata della macchina strisciata perchè quel camion in doppia fila occupava un sacco di spazio e tu improvvisamente sei ridiventata la più imbranata delle ultime imbranate.
Il commercialista che ti comunica l'IVA da pagare e tu ti domandi stupita come mai lo Stato ritiene che guadagni così tanto mentre il tuo conto rimane sempre fermo là, piantato come un pioppo, chè cominci  a pensare che la Banca, oltre a non darti interessi, in realtà piano piano ti frega anche i soldi.
Tuo figlio di quasi due anni che oggi decide di prendere il tuo iphone e gettarlo a terra con tutta la forza che ha, distruggendo tutto il vetro.


Però bisogna essere positivi e brillanti e ottimisti, perchè nella vita c'è di peggio e tu lo sai, e ogni giorno è un giorno regalato con la tua famiglia, con tua madre, con i tuoi amici.
E allora chissene frega dei soldi, del telefono rotto, della stanchezza, e del lavoro.

Oggi è venerdì, questo fine settimana c'è il sole e domenica il mio cucciolo compie due anni: tanto basta per farmi tornare il sorriso.
E non sono più ko, ma sono ok... è tutto ok



giovedì 2 maggio 2013

Liebster blog award

Inaspettatamente è arrivato questo premio, da chi non pensavo nemmeno mi conoscesse e leggesse, in un periodo come questo, dove faccio molta fatica a scrivere ed aggiornare.
Innanzi tutto quindi grazie a Mamma in Oriente che ho conosciuto praticamente oggi, leggendo qua e là il suo blog, e che ho trovato davvero pieno di spunti interessanti.
Poi secondo le istruzioni devo rispondere alle 11 domande che mi ha formulato e dire 11 cose su di me.
Cominciamo con le domande:
1) Cosa rappresenta il tuo blog per te? Per ora è il luogo delle mie riflessioni. Non scrivo spesso e non a caso, ma solo quando ho qualcosa da condividere, perchè buffa, o anche triste, ma che comunque mi smuove dentro.  E' quel diario che a 20 anni ho smesso di scrivere, un messaggio dentro la bottiglia che non so chi leggerà, ma invio comunque nel mondo sperando che qualcuno la legga.
2) sei soddisfatta in questo momento della tua vita? Della mia famiglia, dei miei affetti, sì, tanto, del mio lavoro no, mi sento in gabbia e rassegnata a non poterne uscire.
3) un sogno piccolo da realizzare a breve? trovare un lavoro part/time che mi consenta di stare con i miei figli il pomeriggio.
4) un sogno grande? cambiare casa per andare a vivere vicinissimo a mia madre, tornare nel mio quartiere e semplificarmi finalmente un po' la vita... ma ci vogliono soldi e una gran botta di ...
5) il luogo che ami di più? non lo so, non mi viene in mente per ora...
6) il profumo/odore che ami di più? il profumo di Lui e dei miei figli.
7) a cosa non rinunceresti mai? alla mia famiglia
8) il momento della giornata che preferisci? la sera, quando torno a casa con i miei figli
9) il viaggio più bello? non l'ho ancora fatto.
10) un bel ricordo del passato? il primo periodo con Lui, quando scappavamo da tutti e da tutto ed esistevamo solo noi.
11) la tua casa parla di te? spero di sì, ma sicuramente è vissuta e parla di noi

Le 11 cose di me sono un'impresa, non amo definirmi... comunque:
1. sono una buona amica per gli altri, ma la peggior nemica di me stessa;
2. sono un'inguaribile romantica;
3. amo leggere, ma ultimamente sono troppo stanca per farlo;
4. amo stare all'aria aperta e insieme alle persone;
5. cerco sempre una soluzione a qualsiasi problema;
6. non riesco mai a dire di no;
7. mi mangio le pellicine delle mani da sempre e non riesco a smettere;
8. mi commuovo per tutto;
9. vivrei di pizza e gelato;
10. odio cucinare e stirare.

Sui blog ne leggo pochi e molto seguiti, o che hanno ricevuto il premio... quindi purtroppo non saprei chi nominare...

mercoledì 10 aprile 2013

La mercoledite

Chicca non sopporta la maestra di religione (andiamo bene!) e il mercoledì non vuole andare più a scuola perchè, dice, "le fa fare troppi lavoretti" (andiamo meglio!).
Di fronte a scene madri, con tanto di lacrimoni e crisi isteriche, in cui lei si dimostra davvero una attrice consumata (per lo meno ha una carriera), io cedo, anche se so che sbaglio, e quindi rimane a casa con la nonna.
Ormai ha la mercoledite, e non riesco nemmeno più a fregarla, perchè ha imparato i giorni della settimana e sa perfettamente quando è mercoledì.
Io so che dovrebbe superare la cosa, e che il problema è personale con quella insegnante, perchè con le altre maestre è un amore, fa i lavoretti, gioca, è collaborativa. D'altronde, quando l'incontro per le scale, pure a me la tipa in questione non è che mi ispira tutta questa socialità: è sempre ingrugnita, non ti guarda in faccia, scappa via come se avesse visto la peste... per carità, avrà i suoi problemi (e chi non ne ha?), però un sorriso e un buon giorno io sono dell'idea che non si negano a nessuno.
Comunque, il mio piano è di braccare la maestra sulle scale e imbastire un discorso propositivo e collaborativo, della serie aiutiamoci che Dio ci aiuta... ma partire con "mia figlia ti detesta" mi pare eccessivo... Consigli, considerato che io nei rapporti madre-insegnanti-altremamme sono un disastro?

martedì 2 aprile 2013

Vacanze

Uscire una sera, quando come al solito non ti va e avresti voglia solo di andare a dormire, ma poi ti fai convincere e scopri che ti fa bene, e che è terapeutico ogni tanto, anche solo per qualche ora, dimenticarsi di essere la moglie di, o la madre di, e tornare ad essere semplicemente la ragazza, che scherza e ride e parla di cose da grandi, e non sempre e solo di figli.

Guardare tuo marito e pensare che sono 12 anni che lo conosci, 12 anni dal primo bacio rubato una notte di fine marzo in macchina, e pensare che lo trovi ancora bello, e sensuale, e che se non lo conoscessi e lo incontrassi una sera per strada, faresti di nuovo la pazza per averlo, perchè è lui il tuo uomo, e lo sai con la stessa certezza con cui l'ha capito 12 anni fa, quando lo hai visto per la prima volta e hai pensato "sono fregata".

Vedere i tuoi figli crescere e giocare con i cuginetti, e pensare che sono meravigliosi, e che non pensavi che potessi riuscire ad amare così tanto qualcuno, e che stanno crescendo bene, allegri e pieni di vita, forse capricciosi e troppo tecnologici, ma sono sani, e questo solo conta.

Scoprire che nemmeno con l'ora legale si riesce a dormire un'ora in più, chè in vacanza annusano l'aria di novità e vanno a letto tardi e sono elettrici già alla mattina presto, e l'unica mattina in cui conveniva che si svegliavano alle 7 perchè si deve partire, dormono come ghiri e non c'è verso di svegliarli.

Mangiare, in continuazione e senza ritegno, proprio ora che sei dimagrita e sei finalmente rientrata in quei jeans pregravidanza che ti piacevano tanto, perchè tutta quella cioccolata kinder in vita tua non te l'hanno mai regalata e tu a quel bicolore non riesci proprio a resistere.

Andare al mare e pensare che fra 3 mesi potranno farci il bagno, anche se visto il tempo non sembrerebbe, e ricordarti che qua d'inverno ci venivi a far l'amore con Lui e poi vi facevate quelle lunghe passeggiate sulla spiaggia mano nella mano e ti sembrava che avresti potuto vivere anche lì per tutta la vita, in quella piccola casetta sul lungomare dalle imposte verdi.

Tornare in macchina e guardare fuori dal finestrino, mentre la radio manda le tue canzoni preferite e il marito guida e i bimbi sono ancora buoni, e osservare il paesaggio della infinita campagna pugliese e dei suoi mulini a vento e ripensare alla malinconia e alle lacrime di quando tornavi da sola, la mattina dopo il week end passato insieme, e vedevi quello stesso paesaggio e ti sembrava tutto così lontano e difficile, e invece oggi siamo qua, e da due siamo diventati quattro.

 

giovedì 28 marzo 2013

Sì, viaggiare....

Domani si parte, si va dalla nonna pugliese, per un fine settimana all'insegna della cioccolata.
Come ogni volta mi sento stanca solo al pensiero: stasera le valigie da preparare, casa da sistemare, poi domani tribunale, pranzo presto per i Chicchi e poi direttamente in macchina per quelle tre ore, tre ore e mezza (se tutto va bene) fra piccoli e sempre più rari sonnellini, (tante) urli e (innumerevoli) capricci.

Poi tre giorni di full immersion parentale (Lui ha una famiglia sterminata, o così pare a me, che di parenti invece non ne ho mai avuti), passati per lo più con i piedi sotto il tavolo, sommersi di cibo fino collo e ciò fino martedì mattina, quando ci sarà da fare il percorso inverso, con la differenza che appena sbarcati a Roma, mi toccherà scappare al lavoro nel pomeriggio.

E' in occasioni come queste che mi piacerebbe fosse stato già inventato il teletrasporto.
Perchè da quando ci sono i figli, io odio viaggiare, o meglio odio la parte dedicata allo spostamento "da a".
Un po' perchè in macchina hanno dormito tutti e due sempre pochissimo, un po' perchè sono entrambi allergici ai seggiolini e farli stare fermi allacciati ogni volta è una guerra.
Ma soprattutto odio viaggiare perchè in auto i miei danno il peggio di loro stessi: e ho la nausea, e devo fare la pipì, e no non la devo fare più, e la cacca, e ho fame, ho sete, mi annoio, le curve, e quanto manca (questo in loop ogni 5 minuti dopo pochi minuti dalla partenza).

Lui guida, davanti, da solo. Non vuole cambi, perchè sa.
Io dietro, in mezzo alle due pesti, che fanno a gara a saltarmi sulle gambe, pestarmi i piedi ovunque (ma perchè i bambini hanno bisogno di pestare sempre qualcosa con i piedi?!) e a sbriciolarmi lo sbriciolabile addosso.

Ecco, io di solito reggo al massimo le tre ore, tre ore e mezzo, che ci sono fra me e mia suocera.
Per cui da quando sono mamma 300 Km è il massimo raggio ammesso per ogni qualsivoglia spostamento, possibilmente per lo più di natura autostradale. Le mie orecchie ancora risuonano delle urla di entrambi alle curve necessarie per arrivare in Abruzzo l'anno scorso usciti dall'autostrada (scarsi 20 km)... in Abruzzo... non oso immaginare le Dolomiti, semmai, un giorno, decidessimo di fare un simile passo.

Quindi potete immaginare che noi si viaggia poco, per lo più verso la natìa terra di Lui o luoghi limitrofi, tutti rigorosamente entro il range di massima sopportazione materna.

Eh sì che viaggiare mi piaceva tanto, quel partire all'alba, fermarsi all'autogrill per il caffè, o per mangiare... mi piaceva più il viaggio che la destinazione... come si cambia...

martedì 19 marzo 2013

Dei padri e dei nonni e delle cose da dire

Prima o poi Chicca me lo chiederà, perchè io non ho il padre, o perchè nonna non ha il marito.
Mi chiederà dov'è suo nonno, e io dovrò risponderle.

Dell'altro nonno già sa.
E' andata a trovarlo al cimitero, gli ha portato i fiori e dato il bacetto sulla foto.
Quella foto che lei conosce bene, perchè è sulla scrivania del suo papà, a casa, e ha capito che quel vecchietto dai capelli bianchi, il papà di suo papà, di cui Chicco porta parzialmente il nome, è volato in cielo e da lassù la guarda e la protegge.

Del mio, invece, non chiede mai, o almeno non lo ha ancora mai fatto.
Sarà che non viene mai nominato da nessuno, e nemmeno io a pensarci bene gliene ho mai parlato, nemmeno distrattamente, per raccontargli quelle due o tre cose che abbiamo fatto insieme prima che decidesse che non ero più affar suo.
I bimbi sono straordinari, in questo.
Annusano i discorsi in cui è meglio non impelagarsi, discorsi che creano rogne e fanno magari arrabbiare mamma e papà. Così fanno prima a non chiedere proprio. Mica come noi adulti.

Ma dentro di me so che prima o poi il discorso arriverà e dovrei prepararmi qualcosa da dire, perchè non c'è niente di più brutto che rimanere il silenzio quando i bambini ti chiedono qualcosa.

Mia madre dice che dovrei dirle che è morto pure lui. In fondo non è così che è andata? Eppoi magari lo è davvero e nessuno si è preso il disturbo di venirmelo a dire.
Eppure io le bugie così non le riesco a dire, perchè da piccola quando gli chiedevo di tornare a casa a dormire (perchè io non riuscivo a dire che i miei erano separati, io dicevo "mio padre non torna a dormire a casa"), lui invece di dirmi la verità, mi diceva che dormiva sotto le stelle, e da allora sono diventata allergica alle bugie. Perchè adesso che sono grande mi rendo conto che quei sorrisi che mi faceva la gente quando dicevo così erano di compassione, e la cosa mi fa incazzare ancora di più.

Le dovrei dire che succede, che due persone non si vogliono più bene e si lasciano, e che alcuni papà possano decidere che è più facile dimenticarsi di tre figli e della ex moglie e rifarsi una nuova vita e una nuova famiglia, qualche metro più in là, e vivere allegramente il resto della vita senza porsi mai una domanda.
Le dovrei dire che è successo a me, ma che a lei non succederà mai, perchè quando ho saputo che ero incinta la prima cosa che ho fatto è stato guardare Lui negli occhi e farmi giurare che qualsiasi cosa fosse mai successa fra di noi, ai figli sarebbe stato vicino. Sempre.
Le dovrei dire che sì, ho sofferto tanto, e soffrirò ancora tanto, e forse non passerà mai, ma sono cresciuta bene uguale, e ho avuto la fortuna di farmi io una famiglia come avevo sempre sognato di avere e che lotterò sempre affinchè mai nessuno di loro due passi anche solo un millionesimo dell'infanzia che ho passato io.

Forse così capirebbe perchè sua nonna ogni tanto s'arrabbia e tratta male la sua mamma.
E forse capirebbe perchè la sua mamma la lascia fare e non alza mai la voce.
E capirebbe anche perchè alla sua mamma, oggi in macchina, quando ha visto il lavoretto per il papà e sentito la poesia che le ha recitato, le si sono velati gli occhi e ha fatto finta che qualcosa le fosse finito negli occhi. 


venerdì 8 marzo 2013

8 marzo

si vabbè, l'8 marzo, lutto marzo, io l'8 tutto l'anno, l'8 da quando m'arzo, il femminismo, e non si può festeggiare una volta all'anno, è da sfigate, nasce da una tragedia, ma mica penserai che bastano due fiori gialli?! e bla bla bla...
... intanto con questa scusa sono 20 anni che nessuno mi regala più una mimosa.
Anzi, ora che ci penso bene sono 20 anni che nessuno (nemmeno Lui!) mi regala nemmeno più un fiore, che ne so, anche solo la rosa congelata del marocchino che gira e ti pedina per tutto il Pincio.
E mi chiedo se tutto questo alla fine sia davvero gratificante ... nel senso... qualche volta un fiore regalato fa piacere, come lo sportello aperto della macchina, la sedia spostata per farti sedere, l'accesso privilegiato all'ascensore.

Mi sa che a forza di sforzarmi di non essere una "donna", ho fatto solo un piacere agli uomini, che si sono risparmiati con me un sacco di soldi!
E allora auguri a tutte voi, perchè per me una donna è quella che va ai cortei, ma anche quella che va allo spogliarello con le amiche, è quella che si impegna tutto il giorno e la sera parla di sesso con le amiche, è quella che si sbatte sul lavoro e in famiglia, e poi a casa crolla sul divano mentre vede Grey's Anatomy.
E se un giorno ce lo dedicano, beh, con tutto quello che facciamo, a quasi 40 anni mi sembra quantomeno il minimo!

martedì 5 marzo 2013

La quiete prima della tempesta?

Questa è stata la nostra domenica, la prima dopo un mese di reclusione in casa.
Una domenica bella e soleggiata, dove i bambini hanno riso e giocato e noi due ci siamo, finalmente, rilassati.
Stanno crescendo e mi rendo conto che uscire diventa lentamente meno stressante.
Sono autonomi, mangiano più o meno quello che mangiamo noi, si cercano e spesso mi trovo a distrarmi un attimo, e poi tornare in me e scoprire che posso finalmente concedermi il lusso di distrarmi per pochi secondi, perchè Chicco non si mangia più la sabbia e non rischia la vita ogni due per tre e perché Chicca mi sta vicino e non si allontana più all'improvviso.
Tempo sei mesi, o anche meno, e sarà tutto molto più semplice.
Chicca ormai dorme tutta la notte filata nel suo letto, Chicco si sveglia un paio di volte, ma solo per pochi minuti.
Chicca ama la scuola e non vede l'ora di andare dai suoi amichetti.
Chicco mi saluta la mattina con la manina e corre a mangiarsi la cioccolata dalla nonna.
Loro giocano insieme, si menano come due pugili suonati, ma poi si cercano, e si imitano, e parlano, in quella lingua incomprensibile a cui noi genitori non abbiamo accesso.
E' bello vederli crescere e confrontarsi e soprattutto costruirsi a suon di pugni e abbracci quel rapporto fratello e sorella giorno per giorno.
E questo pensavo, mentre ero seduta al sole e mi godevo la giornata, e respiravo l'aria di mare, e mi dicevo vedi ora sarà sempre tutto più in discesa, e anche tu riuscirai a ritagliarti più spazio, e magari risciamo anche ad organizzare un bel viaggio, tanto arriva la primavera e ci sono un sacco di ponti, fra Pasqua e il 25 aprile...

Poi ieri, accompagnando Chicca a scuola, la ferale notizia: secondo caso di varicella a scuola.
Quant'è l'incubazione... apposto, Pasqua una, aprile l'altro... meno male che da questa settimana ridanno brutto tempo!


giovedì 28 febbraio 2013

... e quindi uscimmo a riveder le stelle...

E' stato un mese faticoso, febbraio, faticoso e lunghissimo, nonostante duri solo 28 giorni.
Siamo stati ammalati tutti, prima Chicca, poi mia madre, poi Chicco, che è finito all'ospedale, poi io e Lui, poi di nuovo Chicca e Chicco.
Insomma, un'ecatombe.
E così mi sono persa in mio compleanno, il carnevale, le ceneri, san valentino, le elezioni.
28 giorni chiusi dentro casa, di cui una settimana inchiodata al letto senza avere la forza nemmeno di mettermi seduta.
Non mi ricordo di essere stata mai così male in vita mia.
Ora cominciamo a respirare. Da due giorni c'è il sole a Roma e si respira un vago sentore di primavera.
So' che là fuori è uno sfacelo e tutto sta precipitando.
Ma qua si fanno progetti per il week end, perchè anche se le temperature sono basse, danno sole... SOLE...
se si ammalano di nuovo giuro che li diseredo seduta stante..

venerdì 15 febbraio 2013

rob's anatomy

Non sono una madre apprensiva, o almeno ho sempre pensato di non esserlo.
Non mi appanico se i miei figli cadono, se si menano, se hanno febbre o tosse o svomitazzano di qua e di là.
Se mi appanico, le rare volte, mi faccio un mantra di razionalità, corro su google e il più delle volte, quando alla fine lo chiamo, ne so più io che il pediatra.
Tutto ciò fino a mercoledì, quando Chicco ha deciso di botto di avere una convulsione febbrile e per un attimo di fare finta di morire fra le braccia di mia madre.
Per chi non sapesse cosa sono, le convulsioni febbrili sono una cosa innocua, ma molto spaventosa, che non c'entra niente con la febbre alta, come avevo sempre pensato, quanto piuttosto con  un innalzamento troppo repentino della febbre, per cui il bambino va in crash e si resetta come un pc.
Ovvero comincia a tremare, poi sviene, poi torna in sè, dormicchia un pochino e poi torna come nuovo.
Che detta così sembra una passeggiata, e forse lo è anche, se lo si vede da fuori, ma vista da dentro è un incubo da cui ancora facciamo fatica a svegliarci.

E io, la madre non apprensiva, mi sono ritrovata a scappare al pronto soccorso, che in cinque anni non mi aveva visto mai, e a passarci una notte e un giorno facendo una serie di considerazioni:

1. al pronto soccorso pediatrico portano un sacco di bimbi che non hanno niente: tosse, vomito, diarrea, tutte cose che io mi sono sempre sciroppata a casa e che al massimo mi hanno fatto chiamare il pediatra, e per le quali invece alcuni reclamano il ricovero;

2. che l'ospedale crea assuefazione, per cui passi giorni a fare la fila al Pronto Soccorso per fartelo ricoverare di nuovo dopo che te lo hanno già dimesso, perchè a casa non ti senti più sicura a fare nulla;

3. che le infermiere che ti chiamano continuamente "Mamma" con quell'aria da maestrina dopo un po' diventano odiose e alla quarta volta che ti richiamano perchè il bambino urla e si dimena per mettere un accesso venoso (beh, ha 20 mesi, secondo te capisce che deve stare fermo?!) avresti voglia di dargli una sberla e dirgli di darti del Lei fino alla fine della degenza;

4. che i medici di default fanno i molliconi con le infermiere e le infermiere, di qualunque età, fanno le splendide con i medici;

5. che l'ospedale è un posto orribile dove non vorrei mai rimanere più di dieci minuti, soprattutto se c'è mio figlio su quel letto, anche se grazie al cielo non ha niente di grave.


lunedì 4 febbraio 2013

che poi..

... che poi non è stato Spider Man, per fortuna, ma un comunissimo e mai tanto amato come ora vestito da tigre, bello caldo da sembrare un pigiamino e che ora Chicca non si toglie più nemmeno la notte e lo vuole nel suo lettino per dormirci abbracciata forte forte.

... che poi sarà pure vero che è meglio Spider Man delle principesse, ma a lungo andare diventa pesante e comincio a preoccuparmi, specie quando mi dice che vuole essere un maschio come suo fratello... poi per fortuna dice anche che gli piacciono i maschi e soprattutto il suo migliore amico (che è maschio chiaramente) e tiro un sospiro di sollievo.

... che poi siamo andati alla prima visita oculistica di Chicca, dove lei ha collaborato zero e nonostate ciò il dottore sospetta un astigmatismo da correggere con gli "occhialetti" (la vuole rivedere ad aprile) e io l'ho presa malissimo, ma così male che per il nervoso gli "occhialetti" gliel'avrei sbattuti in testa a lui e a quella imbecille dell'ortottista che sbuffava sui capricci di mia figlia.

... che poi gli occhiali io li ho messi a 10 anni e c'ho pianto per tre mesi interi, e a 16 anni ho voluto le lenti e a 30 ho fatto l'operazione, per dire quanto ami gli "occhialetti", io.

... che poi ieri sera mentre cambiavo Chicco, lui mi ha cantato tutto l'inno di Italia ridendo come un pazzo e io ho pensato che queste sono cose che ti riappacificano col mondo.

... che poi l'altra sera, origliando dalla porta della cameretta, li ho sentiti parlare fra loro di cose incomprensibili e ho realizzato per la prima volta che, dopo essere stati nemici, stanno diventando complici, di quell'associazione a delinquere che fra qualche anno ci farà disperare, ma che è stato il motivo per cui fin dal principio ne ho voluti due.

venerdì 18 gennaio 2013

Maschi e femmine

Fin da piccola la volevo femmina, e avevo già pensato a ben sette nomi da darle, anche se poi alla fine gliene ho dato solo uno, che non c'entra niente con quella lista.
E la volevo e la sognavo esattamente come è adesso, con quei suoi lunghissimi capelli biondi, i boccoli, gli occhi chiari, magra e alta, con il naso all'insù e il viso furbetto.
E me la immaginavo vestita come una bambolina, e che mi sarei divertita a giocare con lei con le bambole, o a fare shopping, o fare tutte quelle cose da femmina che io, ultima di tre fratelli, non avevo mai potuto fare.

Perchè io giocavo con le macchinine e i robot, andavo a vedere le partite la domenica dalla collina di Monte Mario, scambiavo le figurine dei calciatori con gli amici dei miei fratelli e, dulcis in fundo, ho avuto per molti anni capelli cortissimi, perchè quando hai tre figli e sei da sola, non puoi perdere tempo a lavare e asciugare i capelli di uno solo.

E quell'essere un po' maschiaccio me lo sono portato dentro per tanto tempo.
Al liceo ero l'amicona di tutti, quella con le scarpe da ginnastica e i maglioni troppo larghi, quella che andava allo stadio la domenica, e con cui tutti i ragazzi parlavano e si confidavano, "perchè tu mica ti fai le paranoie e pensi solo ai vestiti". Anche se poi di paranoie me ne facevo un mondo, ma non lo sapeva nessuno.

E questa corazza maschile, che forse è stata più una maschera per proteggermi che la mia vera natura, mi accompagna anche ora, che sono diventata grande, e ancora evito i tacchi, metto la gonna solo se necessaria, mi trucco poco o niente, anche se poi mi trovo ad invidiare quelle che riescono sempre ad essere perfette e impeccabili.

Quindi quando ho saputo che era femmina, ed ero così felice, già me la immaginavo a Carnevale, mentre la vestivo da fatina, o da Biancaneve, magari mettendole un po' di lucidalabbra e un bel fiocco fra i capelli.

E invece oggi mi guarda dritta negli occhi e mi dice: "Mamma, io a Carnevale mi vesto da Spiderman come i maschi!".

Ecco, appunto.

martedì 15 gennaio 2013

the day after

Che poi la fine del mondo a casa nostra è arrivata e pure col botto.
Ovvero vacanze "blindate" con i tre figli (Chicca, Chicco e il terzo figlio tardo adolescente che sarebbe Lui) malati a turno, ma anche contemporaneamente, con febbre, tosse, vomito, annessi e connessi.
Nel mezzo viaggio obbligato nella natìa terra di Lui per matrimonio della sorella, ritorni alla Fantozzi suoceramuniti per impossibilità materiale di mia madre (nel frattempo emigrata fuori sede da mio fratello) a tenere i bimbi al rientro al lavoro, improvvisi picchi di febbre per Chicco che notoriamente, superati i 36,5, diventa il peggior rompipalle che la storia ricordi (cosa per cui chiedo scusa fin da ora alla mia futura nuora, ma non è colpa mia, è nato così)
Insomma, mi sento un po' provata.

Oggi Chicca è finalmente tornata a scuola, con l'ennesima nuova insegnante, perchè la Maestra starà fuori, si dice, fino a Pasqua, ma manda certificati, si dice ancora, di 15 giorni in 15 giorni e quindi non riescono a mettere una supplente definitiva per tutto il periodo. Per questo non hanno fatto nemmeno la recita di Natale, per dire.
Fatto sta che rientra a casa contenta, ma al massimo grado di stanchezza e nervosismo, che si è tradotto in un capriccio colossale durato più di tre quarti d'ora (per la cronaca voleva una prugna... a gennaio...), dove la sottoscritta, ancor più provata da una mattinata infernale di viaggi su e giù per la provincia romana, ha sbottato con sculacciata finale.
Lo so che non si fa, ma non dormo una notte filata dal lontano gennaio del 2008 e in particolare nell'ultimo mese e mezzo.
Mi parte la brocca facile, come si dice qua. 
Poi è crollata dal sonno e mentre tornavo a lavoro in macchina mi chiedevo quanto ancora dureranno queste crisi con la grande, e a come la cosa importi poi relativamente poco, visto che Chicco viaggia a grandi passi verso i terrible two.
Quindi anche nell'ipotesi più rosea che finalmente Chicca diventi quella meravigliosa e responsabile primogenita che tanto agogno nulla cambierà nella routine familiare. Se non sarà lei, sarà il fratello a rotolare per terra, urlando come un ossesso.

Leggo quindi in giro per i blog mammeschi le 10 cose per cui sarei una brava mamma... vorrei tanto partecipare, davvero, ma stasera non me ne viene in mente nemmeno una.
Anzi, forse una sì.
Che amo tantissimo i miei figli e li metto, davvero, davanti a tutto... ma vorrei che riuscissero a dormire una notte intera, una sola... dopo cinque anni, me lo meriterei, ecco...