E' stato un mese faticoso, febbraio, faticoso e lunghissimo, nonostante duri solo 28 giorni.
Siamo stati ammalati tutti, prima Chicca, poi mia madre, poi Chicco, che è finito all'ospedale, poi io e Lui, poi di nuovo Chicca e Chicco.
Insomma, un'ecatombe.
E così mi sono persa in mio compleanno, il carnevale, le ceneri, san valentino, le elezioni.
28 giorni chiusi dentro casa, di cui una settimana inchiodata al letto senza avere la forza nemmeno di mettermi seduta.
Non mi ricordo di essere stata mai così male in vita mia.
Ora cominciamo a respirare. Da due giorni c'è il sole a Roma e si respira un vago sentore di primavera.
So' che là fuori è uno sfacelo e tutto sta precipitando.
Ma qua si fanno progetti per il week end, perchè anche se le temperature sono basse, danno sole... SOLE...
se si ammalano di nuovo giuro che li diseredo seduta stante..
giovedì 28 febbraio 2013
venerdì 15 febbraio 2013
rob's anatomy
Non sono una madre apprensiva, o almeno ho sempre pensato di non esserlo.
Non mi appanico se i miei figli cadono, se si menano, se hanno febbre o tosse o svomitazzano di qua e di là.
Se mi appanico, le rare volte, mi faccio un mantra di razionalità, corro su google e il più delle volte, quando alla fine lo chiamo, ne so più io che il pediatra.
Tutto ciò fino a mercoledì, quando Chicco ha deciso di botto di avere una convulsione febbrile e per un attimo di fare finta di morire fra le braccia di mia madre.
Per chi non sapesse cosa sono, le convulsioni febbrili sono una cosa innocua, ma molto spaventosa, che non c'entra niente con la febbre alta, come avevo sempre pensato, quanto piuttosto con un innalzamento troppo repentino della febbre, per cui il bambino va in crash e si resetta come un pc.
Ovvero comincia a tremare, poi sviene, poi torna in sè, dormicchia un pochino e poi torna come nuovo.
Che detta così sembra una passeggiata, e forse lo è anche, se lo si vede da fuori, ma vista da dentro è un incubo da cui ancora facciamo fatica a svegliarci.
E io, la madre non apprensiva, mi sono ritrovata a scappare al pronto soccorso, che in cinque anni non mi aveva visto mai, e a passarci una notte e un giorno facendo una serie di considerazioni:
1. al pronto soccorso pediatrico portano un sacco di bimbi che non hanno niente: tosse, vomito, diarrea, tutte cose che io mi sono sempre sciroppata a casa e che al massimo mi hanno fatto chiamare il pediatra, e per le quali invece alcuni reclamano il ricovero;
2. che l'ospedale crea assuefazione, per cui passi giorni a fare la fila al Pronto Soccorso per fartelo ricoverare di nuovo dopo che te lo hanno già dimesso, perchè a casa non ti senti più sicura a fare nulla;
3. che le infermiere che ti chiamano continuamente "Mamma" con quell'aria da maestrina dopo un po' diventano odiose e alla quarta volta che ti richiamano perchè il bambino urla e si dimena per mettere un accesso venoso (beh, ha 20 mesi, secondo te capisce che deve stare fermo?!) avresti voglia di dargli una sberla e dirgli di darti del Lei fino alla fine della degenza;
4. che i medici di default fanno i molliconi con le infermiere e le infermiere, di qualunque età, fanno le splendide con i medici;
5. che l'ospedale è un posto orribile dove non vorrei mai rimanere più di dieci minuti, soprattutto se c'è mio figlio su quel letto, anche se grazie al cielo non ha niente di grave.
Non mi appanico se i miei figli cadono, se si menano, se hanno febbre o tosse o svomitazzano di qua e di là.
Se mi appanico, le rare volte, mi faccio un mantra di razionalità, corro su google e il più delle volte, quando alla fine lo chiamo, ne so più io che il pediatra.
Tutto ciò fino a mercoledì, quando Chicco ha deciso di botto di avere una convulsione febbrile e per un attimo di fare finta di morire fra le braccia di mia madre.
Per chi non sapesse cosa sono, le convulsioni febbrili sono una cosa innocua, ma molto spaventosa, che non c'entra niente con la febbre alta, come avevo sempre pensato, quanto piuttosto con un innalzamento troppo repentino della febbre, per cui il bambino va in crash e si resetta come un pc.
Ovvero comincia a tremare, poi sviene, poi torna in sè, dormicchia un pochino e poi torna come nuovo.
Che detta così sembra una passeggiata, e forse lo è anche, se lo si vede da fuori, ma vista da dentro è un incubo da cui ancora facciamo fatica a svegliarci.
E io, la madre non apprensiva, mi sono ritrovata a scappare al pronto soccorso, che in cinque anni non mi aveva visto mai, e a passarci una notte e un giorno facendo una serie di considerazioni:
1. al pronto soccorso pediatrico portano un sacco di bimbi che non hanno niente: tosse, vomito, diarrea, tutte cose che io mi sono sempre sciroppata a casa e che al massimo mi hanno fatto chiamare il pediatra, e per le quali invece alcuni reclamano il ricovero;
2. che l'ospedale crea assuefazione, per cui passi giorni a fare la fila al Pronto Soccorso per fartelo ricoverare di nuovo dopo che te lo hanno già dimesso, perchè a casa non ti senti più sicura a fare nulla;
3. che le infermiere che ti chiamano continuamente "Mamma" con quell'aria da maestrina dopo un po' diventano odiose e alla quarta volta che ti richiamano perchè il bambino urla e si dimena per mettere un accesso venoso (beh, ha 20 mesi, secondo te capisce che deve stare fermo?!) avresti voglia di dargli una sberla e dirgli di darti del Lei fino alla fine della degenza;
4. che i medici di default fanno i molliconi con le infermiere e le infermiere, di qualunque età, fanno le splendide con i medici;
5. che l'ospedale è un posto orribile dove non vorrei mai rimanere più di dieci minuti, soprattutto se c'è mio figlio su quel letto, anche se grazie al cielo non ha niente di grave.
lunedì 4 febbraio 2013
che poi..
... che poi non è stato Spider Man, per fortuna, ma un comunissimo e mai tanto amato come ora vestito da tigre, bello caldo da sembrare un pigiamino e che ora Chicca non si toglie più nemmeno la notte e lo vuole nel suo lettino per dormirci abbracciata forte forte.
... che poi sarà pure vero che è meglio Spider Man delle principesse, ma a lungo andare diventa pesante e comincio a preoccuparmi, specie quando mi dice che vuole essere un maschio come suo fratello... poi per fortuna dice anche che gli piacciono i maschi e soprattutto il suo migliore amico (che è maschio chiaramente) e tiro un sospiro di sollievo.
... che poi siamo andati alla prima visita oculistica di Chicca, dove lei ha collaborato zero e nonostate ciò il dottore sospetta un astigmatismo da correggere con gli "occhialetti" (la vuole rivedere ad aprile) e io l'ho presa malissimo, ma così male che per il nervoso gli "occhialetti" gliel'avrei sbattuti in testa a lui e a quella imbecille dell'ortottista che sbuffava sui capricci di mia figlia.
... che poi gli occhiali io li ho messi a 10 anni e c'ho pianto per tre mesi interi, e a 16 anni ho voluto le lenti e a 30 ho fatto l'operazione, per dire quanto ami gli "occhialetti", io.
... che poi ieri sera mentre cambiavo Chicco, lui mi ha cantato tutto l'inno di Italia ridendo come un pazzo e io ho pensato che queste sono cose che ti riappacificano col mondo.
... che poi l'altra sera, origliando dalla porta della cameretta, li ho sentiti parlare fra loro di cose incomprensibili e ho realizzato per la prima volta che, dopo essere stati nemici, stanno diventando complici, di quell'associazione a delinquere che fra qualche anno ci farà disperare, ma che è stato il motivo per cui fin dal principio ne ho voluti due.
... che poi sarà pure vero che è meglio Spider Man delle principesse, ma a lungo andare diventa pesante e comincio a preoccuparmi, specie quando mi dice che vuole essere un maschio come suo fratello... poi per fortuna dice anche che gli piacciono i maschi e soprattutto il suo migliore amico (che è maschio chiaramente) e tiro un sospiro di sollievo.
... che poi siamo andati alla prima visita oculistica di Chicca, dove lei ha collaborato zero e nonostate ciò il dottore sospetta un astigmatismo da correggere con gli "occhialetti" (la vuole rivedere ad aprile) e io l'ho presa malissimo, ma così male che per il nervoso gli "occhialetti" gliel'avrei sbattuti in testa a lui e a quella imbecille dell'ortottista che sbuffava sui capricci di mia figlia.
... che poi gli occhiali io li ho messi a 10 anni e c'ho pianto per tre mesi interi, e a 16 anni ho voluto le lenti e a 30 ho fatto l'operazione, per dire quanto ami gli "occhialetti", io.
... che poi ieri sera mentre cambiavo Chicco, lui mi ha cantato tutto l'inno di Italia ridendo come un pazzo e io ho pensato che queste sono cose che ti riappacificano col mondo.
... che poi l'altra sera, origliando dalla porta della cameretta, li ho sentiti parlare fra loro di cose incomprensibili e ho realizzato per la prima volta che, dopo essere stati nemici, stanno diventando complici, di quell'associazione a delinquere che fra qualche anno ci farà disperare, ma che è stato il motivo per cui fin dal principio ne ho voluti due.
venerdì 18 gennaio 2013
Maschi e femmine
Fin da piccola la volevo femmina, e avevo già pensato a ben sette nomi da darle, anche se poi alla fine gliene ho dato solo uno, che non c'entra niente con quella lista.
E la volevo e la sognavo esattamente come è adesso, con quei suoi lunghissimi capelli biondi, i boccoli, gli occhi chiari, magra e alta, con il naso all'insù e il viso furbetto.
E me la immaginavo vestita come una bambolina, e che mi sarei divertita a giocare con lei con le bambole, o a fare shopping, o fare tutte quelle cose da femmina che io, ultima di tre fratelli, non avevo mai potuto fare.
Perchè io giocavo con le macchinine e i robot, andavo a vedere le partite la domenica dalla collina di Monte Mario, scambiavo le figurine dei calciatori con gli amici dei miei fratelli e, dulcis in fundo, ho avuto per molti anni capelli cortissimi, perchè quando hai tre figli e sei da sola, non puoi perdere tempo a lavare e asciugare i capelli di uno solo.
E quell'essere un po' maschiaccio me lo sono portato dentro per tanto tempo.
Al liceo ero l'amicona di tutti, quella con le scarpe da ginnastica e i maglioni troppo larghi, quella che andava allo stadio la domenica, e con cui tutti i ragazzi parlavano e si confidavano, "perchè tu mica ti fai le paranoie e pensi solo ai vestiti". Anche se poi di paranoie me ne facevo un mondo, ma non lo sapeva nessuno.
E questa corazza maschile, che forse è stata più una maschera per proteggermi che la mia vera natura, mi accompagna anche ora, che sono diventata grande, e ancora evito i tacchi, metto la gonna solo se necessaria, mi trucco poco o niente, anche se poi mi trovo ad invidiare quelle che riescono sempre ad essere perfette e impeccabili.
Quindi quando ho saputo che era femmina, ed ero così felice, già me la immaginavo a Carnevale, mentre la vestivo da fatina, o da Biancaneve, magari mettendole un po' di lucidalabbra e un bel fiocco fra i capelli.
E invece oggi mi guarda dritta negli occhi e mi dice: "Mamma, io a Carnevale mi vesto da Spiderman come i maschi!".
Ecco, appunto.
E la volevo e la sognavo esattamente come è adesso, con quei suoi lunghissimi capelli biondi, i boccoli, gli occhi chiari, magra e alta, con il naso all'insù e il viso furbetto.
E me la immaginavo vestita come una bambolina, e che mi sarei divertita a giocare con lei con le bambole, o a fare shopping, o fare tutte quelle cose da femmina che io, ultima di tre fratelli, non avevo mai potuto fare.
Perchè io giocavo con le macchinine e i robot, andavo a vedere le partite la domenica dalla collina di Monte Mario, scambiavo le figurine dei calciatori con gli amici dei miei fratelli e, dulcis in fundo, ho avuto per molti anni capelli cortissimi, perchè quando hai tre figli e sei da sola, non puoi perdere tempo a lavare e asciugare i capelli di uno solo.
E quell'essere un po' maschiaccio me lo sono portato dentro per tanto tempo.
Al liceo ero l'amicona di tutti, quella con le scarpe da ginnastica e i maglioni troppo larghi, quella che andava allo stadio la domenica, e con cui tutti i ragazzi parlavano e si confidavano, "perchè tu mica ti fai le paranoie e pensi solo ai vestiti". Anche se poi di paranoie me ne facevo un mondo, ma non lo sapeva nessuno.
E questa corazza maschile, che forse è stata più una maschera per proteggermi che la mia vera natura, mi accompagna anche ora, che sono diventata grande, e ancora evito i tacchi, metto la gonna solo se necessaria, mi trucco poco o niente, anche se poi mi trovo ad invidiare quelle che riescono sempre ad essere perfette e impeccabili.
Quindi quando ho saputo che era femmina, ed ero così felice, già me la immaginavo a Carnevale, mentre la vestivo da fatina, o da Biancaneve, magari mettendole un po' di lucidalabbra e un bel fiocco fra i capelli.
E invece oggi mi guarda dritta negli occhi e mi dice: "Mamma, io a Carnevale mi vesto da Spiderman come i maschi!".
Ecco, appunto.
martedì 15 gennaio 2013
the day after
Che poi la fine del mondo a casa nostra è arrivata e pure col botto.
Ovvero vacanze "blindate" con i tre figli (Chicca, Chicco e il terzo figlio tardo adolescente che sarebbe Lui) malati a turno, ma anche contemporaneamente, con febbre, tosse, vomito, annessi e connessi.
Nel mezzo viaggio obbligato nella natìa terra di Lui per matrimonio della sorella, ritorni alla Fantozzi suoceramuniti per impossibilità materiale di mia madre (nel frattempo emigrata fuori sede da mio fratello) a tenere i bimbi al rientro al lavoro, improvvisi picchi di febbre per Chicco che notoriamente, superati i 36,5, diventa il peggior rompipalle che la storia ricordi (cosa per cui chiedo scusa fin da ora alla mia futura nuora, ma non è colpa mia, è nato così)
Insomma, mi sento un po' provata.
Oggi Chicca è finalmente tornata a scuola, con l'ennesima nuova insegnante, perchè la Maestra starà fuori, si dice, fino a Pasqua, ma manda certificati, si dice ancora, di 15 giorni in 15 giorni e quindi non riescono a mettere una supplente definitiva per tutto il periodo. Per questo non hanno fatto nemmeno la recita di Natale, per dire.
Fatto sta che rientra a casa contenta, ma al massimo grado di stanchezza e nervosismo, che si è tradotto in un capriccio colossale durato più di tre quarti d'ora (per la cronaca voleva una prugna... a gennaio...), dove la sottoscritta, ancor più provata da una mattinata infernale di viaggi su e giù per la provincia romana, ha sbottato con sculacciata finale.
Lo so che non si fa, ma non dormo una notte filata dal lontano gennaio del 2008 e in particolare nell'ultimo mese e mezzo.
Mi parte la brocca facile, come si dice qua.
Poi è crollata dal sonno e mentre tornavo a lavoro in macchina mi chiedevo quanto ancora dureranno queste crisi con la grande, e a come la cosa importi poi relativamente poco, visto che Chicco viaggia a grandi passi verso i terrible two.
Quindi anche nell'ipotesi più rosea che finalmente Chicca diventi quella meravigliosa e responsabile primogenita che tanto agogno nulla cambierà nella routine familiare. Se non sarà lei, sarà il fratello a rotolare per terra, urlando come un ossesso.
Leggo quindi in giro per i blog mammeschi le 10 cose per cui sarei una brava mamma... vorrei tanto partecipare, davvero, ma stasera non me ne viene in mente nemmeno una.
Anzi, forse una sì.
Che amo tantissimo i miei figli e li metto, davvero, davanti a tutto... ma vorrei che riuscissero a dormire una notte intera, una sola... dopo cinque anni, me lo meriterei, ecco...
Ovvero vacanze "blindate" con i tre figli (Chicca, Chicco e il terzo figlio tardo adolescente che sarebbe Lui) malati a turno, ma anche contemporaneamente, con febbre, tosse, vomito, annessi e connessi.
Nel mezzo viaggio obbligato nella natìa terra di Lui per matrimonio della sorella, ritorni alla Fantozzi suoceramuniti per impossibilità materiale di mia madre (nel frattempo emigrata fuori sede da mio fratello) a tenere i bimbi al rientro al lavoro, improvvisi picchi di febbre per Chicco che notoriamente, superati i 36,5, diventa il peggior rompipalle che la storia ricordi (cosa per cui chiedo scusa fin da ora alla mia futura nuora, ma non è colpa mia, è nato così)
Insomma, mi sento un po' provata.
Oggi Chicca è finalmente tornata a scuola, con l'ennesima nuova insegnante, perchè la Maestra starà fuori, si dice, fino a Pasqua, ma manda certificati, si dice ancora, di 15 giorni in 15 giorni e quindi non riescono a mettere una supplente definitiva per tutto il periodo. Per questo non hanno fatto nemmeno la recita di Natale, per dire.
Fatto sta che rientra a casa contenta, ma al massimo grado di stanchezza e nervosismo, che si è tradotto in un capriccio colossale durato più di tre quarti d'ora (per la cronaca voleva una prugna... a gennaio...), dove la sottoscritta, ancor più provata da una mattinata infernale di viaggi su e giù per la provincia romana, ha sbottato con sculacciata finale.
Lo so che non si fa, ma non dormo una notte filata dal lontano gennaio del 2008 e in particolare nell'ultimo mese e mezzo.
Mi parte la brocca facile, come si dice qua.
Poi è crollata dal sonno e mentre tornavo a lavoro in macchina mi chiedevo quanto ancora dureranno queste crisi con la grande, e a come la cosa importi poi relativamente poco, visto che Chicco viaggia a grandi passi verso i terrible two.
Quindi anche nell'ipotesi più rosea che finalmente Chicca diventi quella meravigliosa e responsabile primogenita che tanto agogno nulla cambierà nella routine familiare. Se non sarà lei, sarà il fratello a rotolare per terra, urlando come un ossesso.
Leggo quindi in giro per i blog mammeschi le 10 cose per cui sarei una brava mamma... vorrei tanto partecipare, davvero, ma stasera non me ne viene in mente nemmeno una.
Anzi, forse una sì.
Che amo tantissimo i miei figli e li metto, davvero, davanti a tutto... ma vorrei che riuscissero a dormire una notte intera, una sola... dopo cinque anni, me lo meriterei, ecco...
giovedì 20 dicembre 2012
A che ora è la fine del mondo...
E' Natale e come al solito io sono di corsa e indietro su tutto.
Sono indietro sul lavoro, sui regali, sugli addobbi, insomma su tutto, soprattutto perchè dalla fine di Novembre ci sono accadute una serie di sfighe cosmiche che sto cominciando seriamente a pensare che meno male che domani finisce il mondo.
1. I bimbi si sono presi di tutto, febbre, tosse, gastrointerite, e pure il marito ci ha messo del suo, cosìcchè fra vomitini, catarro e muco come se piovesse si è passati allegramente ogni week end barricati in casa, alla faccia delle passeggiate, dei regali da comprare, del Natale da respirare...
2. in sequenza si sono rotti:
a) la macchina, per cui per due settimane s'è girato in smart in tre, e lo so che non si può, è pericoloso e bla bla bla, ma la mattina arrivaci tu all'asilo e poi da mia madre a lasciare il piccolo, e poi al lavoro con i mezzi pubblici;
b) lo scarico del bidet, dove chiaramente confluiscono tutti i tubi della cucina, ivi compresa quella della lavastoviglie che mi aveva salvato la vita solo pochi mesi fa, per cui per tre giorni oltre al bagno inagibile e la cucina apocalittica, si è mangiato pizza nei cartoni e due mozzarelle nel contenitore, perchè lavare i piatti nel lavandino del bagno, no, non ce la potevo fare;
c) il mio simpatico home banking in sinergia con il mio simpatico commercialista, finito all'ospedale con una colica renale, cosìcche ho pagato due volte l'ultima rata dell'IMU, perchè lui, irrintracciabile, non mi ha avvertito prima di aver fatto l'ordine di bonifico già da giorni.
3. il tutto condito da:
a. mia madre isterica, perchè domani fa il rogito della casa (sua) e quindi fra banca, incontri sindacali (è una dismissione di case di enti), notai, ho fatto il giocoliere per tenermi i bimbi quando lei non poteva, perchè io le baby sitter non so cosa sono e mi ostino a lasciarli solo a mia madre;
b. la mia socia isterica, perchè a lei già ogni cosa è una tragedia, figurati quando si chiude lo studio due settimane e va in astinenza da lavoro (e soprattutto deve stare in famiglia con i suoi figli.. che poi, alla fine, io compatisco più i figli che se la devono tenere due settimane a casa ...).
Ecco, insomma, se domani è la fine del mondo, quasi quasi... altrimenti ci si sente qua, se si fa in tempo, prima della fine dell'anno... perchè quando non vado in ufficio, per me il pc diventa inaccessibile, e forse, alla fine, è anche meglio così!
Sono indietro sul lavoro, sui regali, sugli addobbi, insomma su tutto, soprattutto perchè dalla fine di Novembre ci sono accadute una serie di sfighe cosmiche che sto cominciando seriamente a pensare che meno male che domani finisce il mondo.
1. I bimbi si sono presi di tutto, febbre, tosse, gastrointerite, e pure il marito ci ha messo del suo, cosìcchè fra vomitini, catarro e muco come se piovesse si è passati allegramente ogni week end barricati in casa, alla faccia delle passeggiate, dei regali da comprare, del Natale da respirare...
2. in sequenza si sono rotti:
a) la macchina, per cui per due settimane s'è girato in smart in tre, e lo so che non si può, è pericoloso e bla bla bla, ma la mattina arrivaci tu all'asilo e poi da mia madre a lasciare il piccolo, e poi al lavoro con i mezzi pubblici;
b) lo scarico del bidet, dove chiaramente confluiscono tutti i tubi della cucina, ivi compresa quella della lavastoviglie che mi aveva salvato la vita solo pochi mesi fa, per cui per tre giorni oltre al bagno inagibile e la cucina apocalittica, si è mangiato pizza nei cartoni e due mozzarelle nel contenitore, perchè lavare i piatti nel lavandino del bagno, no, non ce la potevo fare;
c) il mio simpatico home banking in sinergia con il mio simpatico commercialista, finito all'ospedale con una colica renale, cosìcche ho pagato due volte l'ultima rata dell'IMU, perchè lui, irrintracciabile, non mi ha avvertito prima di aver fatto l'ordine di bonifico già da giorni.
3. il tutto condito da:
a. mia madre isterica, perchè domani fa il rogito della casa (sua) e quindi fra banca, incontri sindacali (è una dismissione di case di enti), notai, ho fatto il giocoliere per tenermi i bimbi quando lei non poteva, perchè io le baby sitter non so cosa sono e mi ostino a lasciarli solo a mia madre;
b. la mia socia isterica, perchè a lei già ogni cosa è una tragedia, figurati quando si chiude lo studio due settimane e va in astinenza da lavoro (e soprattutto deve stare in famiglia con i suoi figli.. che poi, alla fine, io compatisco più i figli che se la devono tenere due settimane a casa ...).
Ecco, insomma, se domani è la fine del mondo, quasi quasi... altrimenti ci si sente qua, se si fa in tempo, prima della fine dell'anno... perchè quando non vado in ufficio, per me il pc diventa inaccessibile, e forse, alla fine, è anche meglio così!
venerdì 7 dicembre 2012
Pensieri cupi sotto natale
Quando è morto
il papá di Lui, circa sette anni fa, il giorno dell'Immacolata, ho cominciato ad avere paura della morte... è strano, io che la
morte l’ho tanto celebrata nei miei scritti di ragazzina (ero molto dark), nei miei pensieri, nei
miei sogni, da quel giorno mi spaventa e mi mette angoscia come il peggiore
degli incubi.
La morte... mi ha sempre
ballato intorno con il suo abito nero facendomi credere di essere una
soluzione a tutte le mie insoddisfazioni e alle mie paturnie, e poi un giorno mi colpisce (quasi)
direttamente e io non ho piú il coraggio di pensare a lei.
Da quando sono nati i figli, poi, e si è ammalata mamma, non ne parliamo...
Nasconderlo non serve a
nulla, anche se poi non posso parlarne con nessuno, mi vergogno o comunque mi sento paranoica, mi dico che se entro in quella spirale di pensieri faccio solo un tuffo triplo carpiato nella depressione, e non me lo posso proprio permettere.
Mio suocero è morto in casa, e vivendo al Sud, come nelle migliori tradizioni, a casa è rimasto fino al funerale. Era la prima volta in vita mia che vedevo un morto.
E vedere mio suocero dentro quella bara, nel centro del suo salotto, mi ha
sconvolto dentro, mi ha segnato profondamente e da allora niente è
stato più come prima... cammino per strada e penso sempre ora muoio di botto e
tutto finisce, bum, fine delle trasmissioni... oppure se non muoio io,
muore qualcun’altro, mia madre, Lui, qualche amica, i miei figli e finisce
tutto comunque.
Quando cresci arriva un
momento dove la gente comincia a morire, ed è normale che succeda:
l’etá avanza e tu lo sai da sempre, che alla fine si muore per
forza e che non puoi farci nulla, ma sembra tutto cosí assurdo lo
stesso.
Comincio a pensare che
questo potrebbe essere l’ultimo natale, l’ultima
vacanza, l'ultima estate, l’ultimo bacio. In fondo non è cosí che succede? un
giorno ti svegli, vai a lavoro pensando che tutto scorra esattamente
come gli altri giorni, fra ufficio, pranzo, spesa e cena... e invece
uno scemo ti taglia la strada e tu a casa non ci torni piú.
Qualche anno fa, alla festa del PhD di mio fratello di mezzo, a New York, eravamo in cucina a brindare e invece di godermi il momento, dentro io
continuavo a pensare che magari quella era l’ultima volta in cui eravamo tutti insieme, io mamma e i miei fratelli... la mia famiglia... mi dicevo
“goditi questo momento di allegria, assaporalo tutto nella sua
specialitá, che forse l’anno prossimo qualcuno non ci sará piú e
non saremo mai piú tutti e tre insieme...
Non è buffo? Io che odio
tanto la famiglia mi terrorizzo al pensiero che un giorno la mia
non ci sará piú... chissá se io e i miei fratelli avremo la costanza e
la forza di tenerci uniti quando mamma non ci sará piu: lei in fondo
è il nostro collante, l’adesivo di queste tre vite nomadi, in
perenne fuga da sè stessi e dalle proprie radici. Da quando siamo
nati fuggiamo con la rabbia dentro da tutto ció che ci lega, come se
mettere radici ci costringesse prima o poi a guardarci dentro e
vederci riflesso comunque lui.
Lui che non ci ha
voluto, che ci ha rinnegato, che ci ha cacciato dalla sua vita senza un
motivo, senza una scusa plausibile, solo perchè era piú semplice
cosí.
Quando guardavo mio suocero morto nella bara, al centro del salotto, continuavo a
pensare che quando morirá mio padre io probabilmente non lo sapró
nemmeno, e se lo sapró, probabilmente non proveró nulla... no, in
realtá lo guardavo e pensavo che era assurdo, allucinante, che un
morto stesse nella bara al centro del suo salotto in mezzo alla gente
che lo guardava in silenzio... lo trovavo barbaro.... pensavo che da
un momento all’altro si sarebbe alzato e avrebbe mandato a quel
paese tutti... sono morto cazzo, andate tutti al diavolo e lasciatemi
in pace!
A Lui queste
cose non posso dirle, lui è parte in causa e certo si sentirebbe
offeso a sentir dire che quello che hanno fatto la ritengo un’usanza incivile.
Che mi guardavo attorno e
mi sembrava incredibile che qualcuno non prendesse la madre di peso
per trascinarla fuori da quella stanza e portasse il morto via da
quella casa.
Che mi sembravano
tutti matti, a stare tutti attorno alla bara e continuare a piangere,
quasi a volersi fare ancora piú male a vedere qualcuno che ormai non
si muove piú.
Lo so... al loro posto
magari farei lo stesso, che ne sai?
Giá che ne sai, in fondo a te
non è mai morto nessuno, il bello di non aver avuto una famiglia è
che la morte difficilmente ti tocca, a meno che non sei proprio
sfigato.
Peró mio padre mi ha
abbandonato da piccola, conta uguale?
No, credo di no.
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