mercoledì 5 novembre 2014

Faccio un lavoro che di solito fa la gente ricca, che è nata ricca, o comunque benestante, e che, non dico nel lusso, ma almeno nell'agiatezza è abituata a stare e ci squazza abbastanza bene.
Gente con la barca, con le vacanze fighe in giro per il mondo, con bimbi tirati su da stuoli di tate e baby sitter mentre i genitori passano la vita dietro a pubblic relation, circoli e e feste e poi ti chiedi perchè lavorano fino alle 10 di sera facendosene pure un vanto (e grazie, stai sempre in giro tutto il giorno a cazzeggiare...)
Perchè abbia fatto questo lavoro, e come ci sia finita dentro, ancora me lo chiedo.



Ieri sera, evento raro, io e Lui siamo dovuti andare ad una cena di lavoro, in questa casa enorme, col cameriere in livrea che tendeva gli agguati dietro le spalle con il vassoio pieno di antipasti, che per due o tre volte ha rischiato gli rovesciassi addosso, in quella che io ogni volta chiamo lezione di "antropologia moderna".
Perchè a me i ricchi mi fanno lo stesso effetto di vedere un documentario sugli animali: fanno tutti le stesse cose e hanno tutti gli stessi comportamenti, come le colonie di gnu per dire... e poi mi fanno ridere da morire.

Qualche chicca
(la padrona di casa): "io mi siedo qui perchè devo fare avanti e dietro dalla cucina" in tutta la serata si è alzata solo una volta per andare a fumare.
(sempre la padrona di casa): "non, perchè la xxx (tata/cameriera/schiava) fa schifo, è lenta

mercoledì 15 ottobre 2014

sei

Sei anni fa era mercoledì come oggi, e faceva caldo proprio come oggi, anche se c'era più sole e il cielo era più blu: tuo padre "smadonnava" come al solito per il caldo e io pensavo che il travaglio non sarebbe finito mai e sarei morta prima... e invece poi sei arrivata, e la nostra vita si è colorata del tuo contagioso sorriso... Buon compleanno piccola principessa di mamma!
Sei nata in un giorno così caldo, anche se c'era più sole e il cielo era blu.
Ci hai messo dodici ore ad uscire, che sono sembrate

mercoledì 24 settembre 2014

Perle

"signora, il bambino piange poi gli passa, se no non fa i bei lavoretti con la classe"
"guardi, se piange si deve abituare, io poi adesso che cominicia la scuola e arrivo in ritardo si deve abituare a essere smistato nelle altre classi e aspettarmi"
(agitando un campanellino di ottone) "bimbi, quando la maestra suona il campanello, dovete stare tutti zitti"
(urlando in corridoio, con mio figlio per mano) "di chi è questo ?! e allora se lo prenda!!"
(rivolta a me, mentre mi getta mio figlio, piangente, addosso): " ha fatto i capricci tutta la mattina, non va bene, basta ciuccio e straccetto, l'ho dovuto minacciare che non avrebbe mangiato se non li lasciava subito"
(il giorno dopo) "Signora ho vinto io, niente ciuccio stamattina, ha visto?!"
(ad una bambina che lascia la fila perchè ha visto la mamma in corridoio) "Fermati o ti do il resto!!

Queste alcune perle della maestra capitata a Chicco per il nuovo ciclo di scuola materna... tempo pieno tutti i giorni fino alle 16.
Dopo due settimane così, oggi ho deciso di toglierlo, anche contro il parere di Lui, e rimetterlo all'antimeridiana (uscita alle 13, con tutti i problemi annessi e connessi), dove Chicca è stata tre anni e dove, benchè la maestra non sia un idillio pure lì, lei è stata comunque serena e felicemente scolarizzata.
L'istinto mi ha detto che tre anni così non li avrei sopportati, eppure dentro di me aleggia, sottile, un senso di amara sconfitta...


martedì 16 settembre 2014

inserimenti

Oggi, al secondo giorno di scuola per entrambi, mi trovo a pensare che dovrebbero inventare un inserimento anche per le madri, che far crescere i figli e vederli allontanarsi da te e dalle abitudini del giorno prima non mica facile e son due giorni che dormo e piango ad ogni minima folata di vento.
Chicca ha iniziato le elementari, e vederla salire con la maestra, mano nella mano del

martedì 8 luglio 2014

Mia madre

li vesto pesanti: li vesti troppo pesanti;
li vesto leggeri: li vesti troppo leggeri;
gli metto i saldali: al parco si sporcano i piedi, mettigli le scarpe chiuse
gli metto le scarpe chiuse: gli sudano i piedini, mettigli le scarpe aperte;
li consolo: li consoli troppo questi bambini, crescono male;
li sgrido: sei troppo severa;
gli porto un regalino (solo il lunedì): li vizi;
gli compro le patatine: gli fai mangiare troppe schifezze;
li tengo a stecchetto: non li fai mangiare niente, sono bambini;
li cambio ogni giorno: sei esagerata, la maglietta di ieri era pulita, poi ti lamenti che hai tanto da stirare;
gli metto una maglietta non pulita o stirata a puntino: li fai andare in giro come zingari.
E potrei continuare all'infinito...

Io le voglio bene, è mia madre e l'unica persona che ho a parte Lui e i miei fratelli... e le sono anche molto grata, perchè sta crescendo i miei figli al posto mio, e a 70 e passa anni, con due pesti come le mie, non è facile... e io senza di lei sarei davvero perduta.

Però, certe volte, è davvero difficile riuscire a mantenere la giusta calma...

mercoledì 2 luglio 2014

Cambiamenti

E' un periodo di cambiamenti, questo, e io, abitudinaria come sono, faccio davvero fatica a trovare i nuovi equilibri necessari.
Da Maggio ho cambiato studio e mi sono allontanata da casa di mia madre e dalla scuola, il che si è tradotto in un adirivieni quotidiano su e giù fra casa, studio, tribunale, scuola e casa di mia madre, tale da farmi pensare di aver passato più tempo in macchina che in qualsiasi altro luogo.
E benché ora siamo in uno studio più bello, più in centro, più luminoso e di rappresentanza, non riesco a non rimpiangere il mercato sotto lo studio vecchio, il quartiere dove sono cresciuta, i negozi e le passeggiate che mi facevo andando e tornando dal lavoro.

Poi è che è finita la scuola, ovvero Chicca ha finito la materna e Chicco il nido.
A parte l'ovvia commozione che ha seguito ogni recita dei due, con annessi diplomi, toghe, cappellini e addii più o meno strappalacrime, subito dopo ho realizzato che da settembre entrambi (chi alle elementari chi alla materna) usciranno alle 16,30.
Il che significa che fra poco più di due mesi i miei figli li saluterò alle 8,30 a scuola per rivederli, se tutto va bene, alle 19 di sera quando li preleverò da mia madre.
E sono entrata in paranoia come la peggiore delle mamme italiane.
Perchè non potrò andarli mai a prendere a scuola, tranne forse il venerdì, e perchè non li vedrò più nemmeno quella mezzora a pranzo, che sarà pure un tempo irrisorio, ma mi faceva pesare di meno una intera giornata di lavoro senza di loro.
Perchè per tutta la settimana avranno un rapporto più stretto con le maestre e con mia madre, che con me.
Perchè devo lavorare, e per quanto possa lavorare anche mentre mangio, questo lavoro è completamente incompatibile con gli orari della scuola.

Eppure non sono certo i primi bambini a farsi venire a prendere dalla nonna, a vedere i genitori solo la sera, a passare gran parte della loro giornata fuori casa: loro crescono, cambiano le esigenze, le organizzazioni, le necessità.
Lo so, è così, e forse è anche giusto che sia così: il lavoro è importante, è una fonte insostituibile per la famiglia e probabilmente sarà l'unica cosa che mi rimarrà quando loro saranno grandi e di me non ne vorranno più sapere...
E allora perchè sono tre settimane che mi viene il magone?!