mercoledì 10 aprile 2013
martedì 2 aprile 2013
Vacanze
Uscire una sera, quando come al solito non ti va e avresti voglia solo di andare a dormire, ma poi ti fai convincere e scopri che ti fa bene, e che è terapeutico ogni tanto, anche solo per qualche ora, dimenticarsi di essere la moglie di, o la madre di, e tornare ad essere semplicemente la ragazza, che scherza e ride e parla di cose da grandi, e non sempre e solo di figli.
Guardare tuo marito e pensare che sono 12 anni che lo conosci, 12 anni dal primo bacio rubato una notte di fine marzo in macchina, e pensare che lo trovi ancora bello, e sensuale, e che se non lo conoscessi e lo incontrassi una sera per strada, faresti di nuovo la pazza per averlo, perchè è lui il tuo uomo, e lo sai con la stessa certezza con cui l'ha capito 12 anni fa, quando lo hai visto per la prima volta e hai pensato "sono fregata".
Vedere i tuoi figli crescere e giocare con i cuginetti, e pensare che sono meravigliosi, e che non pensavi che potessi riuscire ad amare così tanto qualcuno, e che stanno crescendo bene, allegri e pieni di vita, forse capricciosi e troppo tecnologici, ma sono sani, e questo solo conta.
Scoprire che nemmeno con l'ora legale si riesce a dormire un'ora in più, chè in vacanza annusano l'aria di novità e vanno a letto tardi e sono elettrici già alla mattina presto, e l'unica mattina in cui conveniva che si svegliavano alle 7 perchè si deve partire, dormono come ghiri e non c'è verso di svegliarli.
Mangiare, in continuazione e senza ritegno, proprio ora che sei dimagrita e sei finalmente rientrata in quei jeans pregravidanza che ti piacevano tanto, perchè tutta quella cioccolata kinder in vita tua non te l'hanno mai regalata e tu a quel bicolore non riesci proprio a resistere.
Andare al mare e pensare che fra 3 mesi potranno farci il bagno, anche se visto il tempo non sembrerebbe, e ricordarti che qua d'inverno ci venivi a far l'amore con Lui e poi vi facevate quelle lunghe passeggiate sulla spiaggia mano nella mano e ti sembrava che avresti potuto vivere anche lì per tutta la vita, in quella piccola casetta sul lungomare dalle imposte verdi.
Tornare in macchina e guardare fuori dal finestrino, mentre la radio manda le tue canzoni preferite e il marito guida e i bimbi sono ancora buoni, e osservare il paesaggio della infinita campagna pugliese e dei suoi mulini a vento e ripensare alla malinconia e alle lacrime di quando tornavi da sola, la mattina dopo il week end passato insieme, e vedevi quello stesso paesaggio e ti sembrava tutto così lontano e difficile, e invece oggi siamo qua, e da due siamo diventati quattro.
Guardare tuo marito e pensare che sono 12 anni che lo conosci, 12 anni dal primo bacio rubato una notte di fine marzo in macchina, e pensare che lo trovi ancora bello, e sensuale, e che se non lo conoscessi e lo incontrassi una sera per strada, faresti di nuovo la pazza per averlo, perchè è lui il tuo uomo, e lo sai con la stessa certezza con cui l'ha capito 12 anni fa, quando lo hai visto per la prima volta e hai pensato "sono fregata".
Vedere i tuoi figli crescere e giocare con i cuginetti, e pensare che sono meravigliosi, e che non pensavi che potessi riuscire ad amare così tanto qualcuno, e che stanno crescendo bene, allegri e pieni di vita, forse capricciosi e troppo tecnologici, ma sono sani, e questo solo conta.
Scoprire che nemmeno con l'ora legale si riesce a dormire un'ora in più, chè in vacanza annusano l'aria di novità e vanno a letto tardi e sono elettrici già alla mattina presto, e l'unica mattina in cui conveniva che si svegliavano alle 7 perchè si deve partire, dormono come ghiri e non c'è verso di svegliarli.
Mangiare, in continuazione e senza ritegno, proprio ora che sei dimagrita e sei finalmente rientrata in quei jeans pregravidanza che ti piacevano tanto, perchè tutta quella cioccolata kinder in vita tua non te l'hanno mai regalata e tu a quel bicolore non riesci proprio a resistere.
Andare al mare e pensare che fra 3 mesi potranno farci il bagno, anche se visto il tempo non sembrerebbe, e ricordarti che qua d'inverno ci venivi a far l'amore con Lui e poi vi facevate quelle lunghe passeggiate sulla spiaggia mano nella mano e ti sembrava che avresti potuto vivere anche lì per tutta la vita, in quella piccola casetta sul lungomare dalle imposte verdi.
Tornare in macchina e guardare fuori dal finestrino, mentre la radio manda le tue canzoni preferite e il marito guida e i bimbi sono ancora buoni, e osservare il paesaggio della infinita campagna pugliese e dei suoi mulini a vento e ripensare alla malinconia e alle lacrime di quando tornavi da sola, la mattina dopo il week end passato insieme, e vedevi quello stesso paesaggio e ti sembrava tutto così lontano e difficile, e invece oggi siamo qua, e da due siamo diventati quattro.
giovedì 28 marzo 2013
Sì, viaggiare....
Domani si parte, si va dalla nonna pugliese, per un fine settimana all'insegna della cioccolata.
Come ogni volta mi sento stanca solo al pensiero: stasera le valigie da preparare, casa da sistemare, poi domani tribunale, pranzo presto per i Chicchi e poi direttamente in macchina per quelle tre ore, tre ore e mezza (se tutto va bene) fra piccoli e sempre più rari sonnellini, (tante) urli e (innumerevoli) capricci.
Poi tre giorni di full immersion parentale (Lui ha una famiglia sterminata, o così pare a me, che di parenti invece non ne ho mai avuti), passati per lo più con i piedi sotto il tavolo, sommersi di cibo fino collo e ciò fino martedì mattina, quando ci sarà da fare il percorso inverso, con la differenza che appena sbarcati a Roma, mi toccherà scappare al lavoro nel pomeriggio.
E' in occasioni come queste che mi piacerebbe fosse stato già inventato il teletrasporto.
Perchè da quando ci sono i figli, io odio viaggiare, o meglio odio la parte dedicata allo spostamento "da a".
Un po' perchè in macchina hanno dormito tutti e due sempre pochissimo, un po' perchè sono entrambi allergici ai seggiolini e farli stare fermi allacciati ogni volta è una guerra.
Ma soprattutto odio viaggiare perchè in auto i miei danno il peggio di loro stessi: e ho la nausea, e devo fare la pipì, e no non la devo fare più, e la cacca, e ho fame, ho sete, mi annoio, le curve, e quanto manca (questo in loop ogni 5 minuti dopo pochi minuti dalla partenza).
Lui guida, davanti, da solo. Non vuole cambi, perchè sa.
Io dietro, in mezzo alle due pesti, che fanno a gara a saltarmi sulle gambe, pestarmi i piedi ovunque (ma perchè i bambini hanno bisogno di pestare sempre qualcosa con i piedi?!) e a sbriciolarmi lo sbriciolabile addosso.
Ecco, io di solito reggo al massimo le tre ore, tre ore e mezzo, che ci sono fra me e mia suocera.
Per cui da quando sono mamma 300 Km è il massimo raggio ammesso per ogni qualsivoglia spostamento, possibilmente per lo più di natura autostradale. Le mie orecchie ancora risuonano delle urla di entrambi alle curve necessarie per arrivare in Abruzzo l'anno scorso usciti dall'autostrada (scarsi 20 km)... in Abruzzo... non oso immaginare le Dolomiti, semmai, un giorno, decidessimo di fare un simile passo.
Quindi potete immaginare che noi si viaggia poco, per lo più verso la natìa terra di Lui o luoghi limitrofi, tutti rigorosamente entro il range di massima sopportazione materna.
Eh sì che viaggiare mi piaceva tanto, quel partire all'alba, fermarsi all'autogrill per il caffè, o per mangiare... mi piaceva più il viaggio che la destinazione... come si cambia...
Come ogni volta mi sento stanca solo al pensiero: stasera le valigie da preparare, casa da sistemare, poi domani tribunale, pranzo presto per i Chicchi e poi direttamente in macchina per quelle tre ore, tre ore e mezza (se tutto va bene) fra piccoli e sempre più rari sonnellini, (tante) urli e (innumerevoli) capricci.
Poi tre giorni di full immersion parentale (Lui ha una famiglia sterminata, o così pare a me, che di parenti invece non ne ho mai avuti), passati per lo più con i piedi sotto il tavolo, sommersi di cibo fino collo e ciò fino martedì mattina, quando ci sarà da fare il percorso inverso, con la differenza che appena sbarcati a Roma, mi toccherà scappare al lavoro nel pomeriggio.
E' in occasioni come queste che mi piacerebbe fosse stato già inventato il teletrasporto.
Perchè da quando ci sono i figli, io odio viaggiare, o meglio odio la parte dedicata allo spostamento "da a".
Un po' perchè in macchina hanno dormito tutti e due sempre pochissimo, un po' perchè sono entrambi allergici ai seggiolini e farli stare fermi allacciati ogni volta è una guerra.
Ma soprattutto odio viaggiare perchè in auto i miei danno il peggio di loro stessi: e ho la nausea, e devo fare la pipì, e no non la devo fare più, e la cacca, e ho fame, ho sete, mi annoio, le curve, e quanto manca (questo in loop ogni 5 minuti dopo pochi minuti dalla partenza).
Lui guida, davanti, da solo. Non vuole cambi, perchè sa.
Io dietro, in mezzo alle due pesti, che fanno a gara a saltarmi sulle gambe, pestarmi i piedi ovunque (ma perchè i bambini hanno bisogno di pestare sempre qualcosa con i piedi?!) e a sbriciolarmi lo sbriciolabile addosso.
Ecco, io di solito reggo al massimo le tre ore, tre ore e mezzo, che ci sono fra me e mia suocera.
Per cui da quando sono mamma 300 Km è il massimo raggio ammesso per ogni qualsivoglia spostamento, possibilmente per lo più di natura autostradale. Le mie orecchie ancora risuonano delle urla di entrambi alle curve necessarie per arrivare in Abruzzo l'anno scorso usciti dall'autostrada (scarsi 20 km)... in Abruzzo... non oso immaginare le Dolomiti, semmai, un giorno, decidessimo di fare un simile passo.
Quindi potete immaginare che noi si viaggia poco, per lo più verso la natìa terra di Lui o luoghi limitrofi, tutti rigorosamente entro il range di massima sopportazione materna.
Eh sì che viaggiare mi piaceva tanto, quel partire all'alba, fermarsi all'autogrill per il caffè, o per mangiare... mi piaceva più il viaggio che la destinazione... come si cambia...
martedì 19 marzo 2013
Dei padri e dei nonni e delle cose da dire
Prima o poi Chicca me lo chiederà, perchè io non ho il padre, o perchè nonna non ha il marito.
Mi chiederà dov'è suo nonno, e io dovrò risponderle.
Dell'altro nonno già sa.
E' andata a trovarlo al cimitero, gli ha portato i fiori e dato il bacetto sulla foto.
Quella foto che lei conosce bene, perchè è sulla scrivania del suo papà, a casa, e ha capito che quel vecchietto dai capelli bianchi, il papà di suo papà, di cui Chicco porta parzialmente il nome, è volato in cielo e da lassù la guarda e la protegge.
Del mio, invece, non chiede mai, o almeno non lo ha ancora mai fatto.
Sarà che non viene mai nominato da nessuno, e nemmeno io a pensarci bene gliene ho mai parlato, nemmeno distrattamente, per raccontargli quelle due o tre cose che abbiamo fatto insieme prima che decidesse che non ero più affar suo.
I bimbi sono straordinari, in questo.
Annusano i discorsi in cui è meglio non impelagarsi, discorsi che creano rogne e fanno magari arrabbiare mamma e papà. Così fanno prima a non chiedere proprio. Mica come noi adulti.
Ma dentro di me so che prima o poi il discorso arriverà e dovrei prepararmi qualcosa da dire, perchè non c'è niente di più brutto che rimanere il silenzio quando i bambini ti chiedono qualcosa.
Mia madre dice che dovrei dirle che è morto pure lui. In fondo non è così che è andata? Eppoi magari lo è davvero e nessuno si è preso il disturbo di venirmelo a dire.
Eppure io le bugie così non le riesco a dire, perchè da piccola quando gli chiedevo di tornare a casa a dormire (perchè io non riuscivo a dire che i miei erano separati, io dicevo "mio padre non torna a dormire a casa"), lui invece di dirmi la verità, mi diceva che dormiva sotto le stelle, e da allora sono diventata allergica alle bugie. Perchè adesso che sono grande mi rendo conto che quei sorrisi che mi faceva la gente quando dicevo così erano di compassione, e la cosa mi fa incazzare ancora di più.
Le dovrei dire che succede, che due persone non si vogliono più bene e si lasciano, e che alcuni papà possano decidere che è più facile dimenticarsi di tre figli e della ex moglie e rifarsi una nuova vita e una nuova famiglia, qualche metro più in là, e vivere allegramente il resto della vita senza porsi mai una domanda.
Le dovrei dire che è successo a me, ma che a lei non succederà mai, perchè quando ho saputo che ero incinta la prima cosa che ho fatto è stato guardare Lui negli occhi e farmi giurare che qualsiasi cosa fosse mai successa fra di noi, ai figli sarebbe stato vicino. Sempre.
Le dovrei dire che sì, ho sofferto tanto, e soffrirò ancora tanto, e forse non passerà mai, ma sono cresciuta bene uguale, e ho avuto la fortuna di farmi io una famiglia come avevo sempre sognato di avere e che lotterò sempre affinchè mai nessuno di loro due passi anche solo un millionesimo dell'infanzia che ho passato io.
Forse così capirebbe perchè sua nonna ogni tanto s'arrabbia e tratta male la sua mamma.
E forse capirebbe perchè la sua mamma la lascia fare e non alza mai la voce.
E capirebbe anche perchè alla sua mamma, oggi in macchina, quando ha visto il lavoretto per il papà e sentito la poesia che le ha recitato, le si sono velati gli occhi e ha fatto finta che qualcosa le fosse finito negli occhi.
Mi chiederà dov'è suo nonno, e io dovrò risponderle.
Dell'altro nonno già sa.
E' andata a trovarlo al cimitero, gli ha portato i fiori e dato il bacetto sulla foto.
Quella foto che lei conosce bene, perchè è sulla scrivania del suo papà, a casa, e ha capito che quel vecchietto dai capelli bianchi, il papà di suo papà, di cui Chicco porta parzialmente il nome, è volato in cielo e da lassù la guarda e la protegge.
Del mio, invece, non chiede mai, o almeno non lo ha ancora mai fatto.
Sarà che non viene mai nominato da nessuno, e nemmeno io a pensarci bene gliene ho mai parlato, nemmeno distrattamente, per raccontargli quelle due o tre cose che abbiamo fatto insieme prima che decidesse che non ero più affar suo.
I bimbi sono straordinari, in questo.
Annusano i discorsi in cui è meglio non impelagarsi, discorsi che creano rogne e fanno magari arrabbiare mamma e papà. Così fanno prima a non chiedere proprio. Mica come noi adulti.
Ma dentro di me so che prima o poi il discorso arriverà e dovrei prepararmi qualcosa da dire, perchè non c'è niente di più brutto che rimanere il silenzio quando i bambini ti chiedono qualcosa.
Mia madre dice che dovrei dirle che è morto pure lui. In fondo non è così che è andata? Eppoi magari lo è davvero e nessuno si è preso il disturbo di venirmelo a dire.
Eppure io le bugie così non le riesco a dire, perchè da piccola quando gli chiedevo di tornare a casa a dormire (perchè io non riuscivo a dire che i miei erano separati, io dicevo "mio padre non torna a dormire a casa"), lui invece di dirmi la verità, mi diceva che dormiva sotto le stelle, e da allora sono diventata allergica alle bugie. Perchè adesso che sono grande mi rendo conto che quei sorrisi che mi faceva la gente quando dicevo così erano di compassione, e la cosa mi fa incazzare ancora di più.
Le dovrei dire che succede, che due persone non si vogliono più bene e si lasciano, e che alcuni papà possano decidere che è più facile dimenticarsi di tre figli e della ex moglie e rifarsi una nuova vita e una nuova famiglia, qualche metro più in là, e vivere allegramente il resto della vita senza porsi mai una domanda.
Le dovrei dire che è successo a me, ma che a lei non succederà mai, perchè quando ho saputo che ero incinta la prima cosa che ho fatto è stato guardare Lui negli occhi e farmi giurare che qualsiasi cosa fosse mai successa fra di noi, ai figli sarebbe stato vicino. Sempre.
Le dovrei dire che sì, ho sofferto tanto, e soffrirò ancora tanto, e forse non passerà mai, ma sono cresciuta bene uguale, e ho avuto la fortuna di farmi io una famiglia come avevo sempre sognato di avere e che lotterò sempre affinchè mai nessuno di loro due passi anche solo un millionesimo dell'infanzia che ho passato io.
Forse così capirebbe perchè sua nonna ogni tanto s'arrabbia e tratta male la sua mamma.
E forse capirebbe perchè la sua mamma la lascia fare e non alza mai la voce.
E capirebbe anche perchè alla sua mamma, oggi in macchina, quando ha visto il lavoretto per il papà e sentito la poesia che le ha recitato, le si sono velati gli occhi e ha fatto finta che qualcosa le fosse finito negli occhi.
venerdì 8 marzo 2013
8 marzo
si vabbè, l'8 marzo, lutto marzo, io l'8 tutto l'anno, l'8 da quando m'arzo, il femminismo, e non si può festeggiare una volta all'anno, è da sfigate, nasce da una tragedia, ma mica penserai che bastano due fiori gialli?! e bla bla bla...
... intanto con questa scusa sono 20 anni che nessuno mi regala più una mimosa.
Anzi, ora che ci penso bene sono 20 anni che nessuno (nemmeno Lui!) mi regala nemmeno più un fiore, che ne so, anche solo la rosa congelata del marocchino che gira e ti pedina per tutto il Pincio.
E mi chiedo se tutto questo alla fine sia davvero gratificante ... nel senso... qualche volta un fiore regalato fa piacere, come lo sportello aperto della macchina, la sedia spostata per farti sedere, l'accesso privilegiato all'ascensore.
Mi sa che a forza di sforzarmi di non essere una "donna", ho fatto solo un piacere agli uomini, che si sono risparmiati con me un sacco di soldi!
E allora auguri a tutte voi, perchè per me una donna è quella che va ai cortei, ma anche quella che va allo spogliarello con le amiche, è quella che si impegna tutto il giorno e la sera parla di sesso con le amiche, è quella che si sbatte sul lavoro e in famiglia, e poi a casa crolla sul divano mentre vede Grey's Anatomy.
E se un giorno ce lo dedicano, beh, con tutto quello che facciamo, a quasi 40 anni mi sembra quantomeno il minimo!
martedì 5 marzo 2013
La quiete prima della tempesta?
Questa è stata la nostra domenica, la prima dopo un mese di reclusione in casa.
Una domenica bella e soleggiata, dove i bambini hanno riso e giocato e noi due ci siamo, finalmente, rilassati.
Stanno crescendo e mi rendo conto che uscire diventa lentamente meno stressante.
Sono autonomi, mangiano più o meno quello che mangiamo noi, si cercano e spesso mi trovo a distrarmi un attimo, e poi tornare in me e scoprire che posso finalmente concedermi il lusso di distrarmi per pochi secondi, perchè Chicco non si mangia più la sabbia e non rischia la vita ogni due per tre e perché Chicca mi sta vicino e non si allontana più all'improvviso.
Tempo sei mesi, o anche meno, e sarà tutto molto più semplice.
Chicca ormai dorme tutta la notte filata nel suo letto, Chicco si sveglia un paio di volte, ma solo per pochi minuti.
Chicca ama la scuola e non vede l'ora di andare dai suoi amichetti.
Chicco mi saluta la mattina con la manina e corre a mangiarsi la cioccolata dalla nonna.
Loro giocano insieme, si menano come due pugili suonati, ma poi si cercano, e si imitano, e parlano, in quella lingua incomprensibile a cui noi genitori non abbiamo accesso.
E' bello vederli crescere e confrontarsi e soprattutto costruirsi a suon di pugni e abbracci quel rapporto fratello e sorella giorno per giorno.
E questo pensavo, mentre ero seduta al sole e mi godevo la giornata, e respiravo l'aria di mare, e mi dicevo vedi ora sarà sempre tutto più in discesa, e anche tu riuscirai a ritagliarti più spazio, e magari risciamo anche ad organizzare un bel viaggio, tanto arriva la primavera e ci sono un sacco di ponti, fra Pasqua e il 25 aprile...
Poi ieri, accompagnando Chicca a scuola, la ferale notizia: secondo caso di varicella a scuola.
Quant'è l'incubazione... apposto, Pasqua una, aprile l'altro... meno male che da questa settimana ridanno brutto tempo!
Una domenica bella e soleggiata, dove i bambini hanno riso e giocato e noi due ci siamo, finalmente, rilassati.
Stanno crescendo e mi rendo conto che uscire diventa lentamente meno stressante.
Sono autonomi, mangiano più o meno quello che mangiamo noi, si cercano e spesso mi trovo a distrarmi un attimo, e poi tornare in me e scoprire che posso finalmente concedermi il lusso di distrarmi per pochi secondi, perchè Chicco non si mangia più la sabbia e non rischia la vita ogni due per tre e perché Chicca mi sta vicino e non si allontana più all'improvviso.
Tempo sei mesi, o anche meno, e sarà tutto molto più semplice.
Chicca ormai dorme tutta la notte filata nel suo letto, Chicco si sveglia un paio di volte, ma solo per pochi minuti.
Chicca ama la scuola e non vede l'ora di andare dai suoi amichetti.
Chicco mi saluta la mattina con la manina e corre a mangiarsi la cioccolata dalla nonna.
Loro giocano insieme, si menano come due pugili suonati, ma poi si cercano, e si imitano, e parlano, in quella lingua incomprensibile a cui noi genitori non abbiamo accesso.
E' bello vederli crescere e confrontarsi e soprattutto costruirsi a suon di pugni e abbracci quel rapporto fratello e sorella giorno per giorno.
E questo pensavo, mentre ero seduta al sole e mi godevo la giornata, e respiravo l'aria di mare, e mi dicevo vedi ora sarà sempre tutto più in discesa, e anche tu riuscirai a ritagliarti più spazio, e magari risciamo anche ad organizzare un bel viaggio, tanto arriva la primavera e ci sono un sacco di ponti, fra Pasqua e il 25 aprile...
Poi ieri, accompagnando Chicca a scuola, la ferale notizia: secondo caso di varicella a scuola.
Quant'è l'incubazione... apposto, Pasqua una, aprile l'altro... meno male che da questa settimana ridanno brutto tempo!
giovedì 28 febbraio 2013
... e quindi uscimmo a riveder le stelle...
E' stato un mese faticoso, febbraio, faticoso e lunghissimo, nonostante duri solo 28 giorni.
Siamo stati ammalati tutti, prima Chicca, poi mia madre, poi Chicco, che è finito all'ospedale, poi io e Lui, poi di nuovo Chicca e Chicco.
Insomma, un'ecatombe.
E così mi sono persa in mio compleanno, il carnevale, le ceneri, san valentino, le elezioni.
28 giorni chiusi dentro casa, di cui una settimana inchiodata al letto senza avere la forza nemmeno di mettermi seduta.
Non mi ricordo di essere stata mai così male in vita mia.
Ora cominciamo a respirare. Da due giorni c'è il sole a Roma e si respira un vago sentore di primavera.
So' che là fuori è uno sfacelo e tutto sta precipitando.
Ma qua si fanno progetti per il week end, perchè anche se le temperature sono basse, danno sole... SOLE...
se si ammalano di nuovo giuro che li diseredo seduta stante..
Siamo stati ammalati tutti, prima Chicca, poi mia madre, poi Chicco, che è finito all'ospedale, poi io e Lui, poi di nuovo Chicca e Chicco.
Insomma, un'ecatombe.
E così mi sono persa in mio compleanno, il carnevale, le ceneri, san valentino, le elezioni.
28 giorni chiusi dentro casa, di cui una settimana inchiodata al letto senza avere la forza nemmeno di mettermi seduta.
Non mi ricordo di essere stata mai così male in vita mia.
Ora cominciamo a respirare. Da due giorni c'è il sole a Roma e si respira un vago sentore di primavera.
So' che là fuori è uno sfacelo e tutto sta precipitando.
Ma qua si fanno progetti per il week end, perchè anche se le temperature sono basse, danno sole... SOLE...
se si ammalano di nuovo giuro che li diseredo seduta stante..
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