giovedì 1 agosto 2013

out of office

Il ricorso è stato iscritto a ruolo, e io mi sento un po' svuotata, come mi succede sempre quando mi impegno molto in una cosa.
Inoltre questa volta dentro questo lavoro c'è finito anche molto di me e delle mie emozioni, e questo mi ha smarrito e affaticato molto.
Ma ora non posso fare più nulla, se non attendere l'autunno, quando tutte quelle parole scritte dovranno convincere un Giudice.
Domani ho ancora un ultimo piccolo sforzo con una riunione fuori Roma, e nel pomeriggio chiudo lo Studio, almeno per un po'.
Ho bisogno di staccare, di andare lontano, con la mia famiglia.
Di godermi i miei figli, e mio marito e di porre molta distanza da tutto quello che è accaduto in queste ultime tre settimane.
Perchè a volte, quando lavori tanto, e ti appassioni tanto, rischi di perdere di vista tante altre cose e ho bisogno di recuperare, con tutti.
Perchè a Roma fa molto caldo, e non riesco a dormire da parecchi giorni, fra i pensieri che dalle tre di notte mi si affastellano nella testa.
E ho bisogno di svuotarla, questa testa, e di non pensare più a nulla, almeno per un po' di giorni, se non a giocare sulla sabbia con i miei amori.
Buone vacanze!

venerdì 19 luglio 2013

Ingiustizie

Questo ultimo mese sono stata molto occupata su un caso difficile, delicato, che ha a che fare con una persona che lavora (anche) con i bambini.
Una brava persona, davvero, a cui la cattiveria di alcuni sta rovinando la vita e la carriera.
Un caso che mi sta prosciugando e al quale non smetto mai di pensare. Nemmeno la notte.

Ma è anche uno di quei casi in cui capisco il vero ruolo sociale del mio lavoro, ovvero aiutare gli altri contro le ingiustizie.
Perchè noi siamo trattati male, pensati come esseri litigiosi attaccati solo al vile denaro, che si sollazzano nei cavilli e godono nel dilatare i tempi.
E invece siamo nella maggior parte delle persone di buon senso, che cercano di far ragionare le persone perchè è sempre meglio una "brutta ma veloce conciliazione che una buona ma ultradecennale sentenza" e che nel nostro piccolo cerchiamo di aggiustare le storture e le ingiustizie di questo mondo.

E in questi giorni, questo lavoro, che a volte non sopporto più nemmeno io, mi piace.
Perchè questa persona ha ragione da vendere, e deve vincere.
Perchè un bambino, o i vostri, o anche i miei, potrebbero un giorno avere bisogno di lui, e io vorrei che ci fosse lui al loro fianco.

martedì 18 giugno 2013

Controcorrente

... in questi giorni avrei dovuto prendere una decisione importante, ovvero spedire mia madre con i bimbi a casa di mia suocera alla casa al mare, in Puglia, circa 350 Km da qua per tutto il mese di luglio.
La casa è in centro, proprio sul lungo mare (occorre solo attraversare la strada), niente macchina, niente problemi di spostamento, solo una rognosa rampa di scale da fare ogni volta perchè la casa è in un palazzo antico di quello con i scaloni all'entrata. Il mare è bello, pulito, con una secca che permette ai bimbi di sguazzare in sicurezza per svariati metri.
Insomma, la soluzione ideale: i Chicchi al mare, lontano dai 40 gradi che si respirano già in questi giorni a Roma, nonna paterna finalmente contenta di avere i nipoti h24, nonna materna che oltre che sbattersi come sempre avrebbe comunque la possibilità di riposarsi un po' godendo dell'aria di mare.

Eppure alla fine, dopo pensamenti e ripensamenti ho deciso di no, partiranno con noi direttamente ad agosto.
Un po' perchè Chicca non vuole andare, un po' perchè mia madre ha paura delle botte di nostalgia che non saprebbe gestire, un po' per i viaggi andata e ritorno che io e Lui ci dovremmo sparare ogni week end (la Puglia non è propriamente dietro l'angolo), un po' perchè io già non li vedo per quasi tutta la giornata, almeno la sera me li godo e me li spupazzo come si deve ed è il momento più bello per me... passare quattro giorni senza di loro mi sembra impossibile.

In questo mare di mamme che non vedono l'ora di sbolognare i figli da qualche parte (nella mia professione purtroppo sono tutte così), io invece me li voglio tenere stretti...

La cosa tuttavia che più mi ha fatto riflettere è stato un episodio accaduto quando io avevo l'età di Chicca. Mio padre mi portò qualche giorno a Torino dagli zii con i miei fratelli, e io ricordo quel soggiorno come un'incubo che cessò solo quando vidi mia madre comparire dalla porta: quel viaggio di ritorno abbracciata alla mia mamma me lo ricordo come uno dei momenti di maggiore felicità della mia vita.
Ora, so che la mia famiglia d'allora non ha niente a che vedere con quella che mi sono costruita oggi: i miei figli hanno un padre meraviglioso, nonne e zii stupendi e sono circondati da un amore infinito che io mi sognavo alla loro età.
Tuttavia farli soffrire la nostra lontanza, perchè inevitabilmente ne soffrirebbero, anche solo nel vederci andar via fino al prossimo week end, è una cosa che non mi sento di affrontare.


Vedi com'è la vita? Anni di femminismo, di discorsi sull'emancipazione, l'indipendenza, e sono finita per diventare la peggior versione della madre italica egoista...

martedì 4 giugno 2013

l'amore questo folle sentimento...

Camera dei Chicchi, luce spenta poco prima della buonanotte.
Chicca: mamma, posso dirti una cosa?
Io: dimmi amore mio.
Chicca: sai che R. mi da i baci?
Io: in che senso amore?!
Chicca: mi da i baci di nascosto sulla guancia e poi ci abbracciamo e stiamo vicini vicini, però di nascosto dalla maestra.
Io: amore, lo so che R. è il tuo amichetto preferito, però non potete giocare soltanto senza darvi baci o abbracciarvi, ché poi vi mischiate raffreddore, pidocchi e chissà quale altro virus malefico vi portate appresso voi bimbi?
Chicca: ma mamma, io voglio i baci di R., mi piacciono e poi io e R. ci vogliamo bene e vogliamo stare sempre insieme!
Io: ecco, magari questo non lo diciamo a tuo padre...

martedì 28 maggio 2013

S.O.S. Tata

Sabato sera, cena a casa di mia madre, con famiglia tedesca al completo.
Lei è una cara amica di penna di mia madre dei tempi delle superiori, quella che ogni anno manda la foto dei figli sotto l'albero, e tu li hai visti crescere e figliare nel frattempo senza averli mai conosciuti.
Ogni tanto scende a Roma con il marito per fare i turisti e immancabilmente vengono a cena da mia madre.
E così anche sabato. E poichè non viene da parecchio, insiste affinchè venga anche io con i bimbi al seguito "ché li vogliono assolutamente vedere"...
Voi ce li avete presente i tedeschi? Quelli che quando vai in vacanza stanno zitti zitti e composti, i cui figli sembrano di plastica per quanto stanno fermi, e parlano a voce bassa, e chiedono sempre il permesso... 
... ecco in tre ore, di fronte alla famiglia tedesca per antonomasia, che nemmeno si metteva seduta sul divano per non sembrare invadente, i miei figli hanno dato il peggio di loro stessi: si sono dati botte da orbi praticamente in continuazione, comprese capocciate al muro e per terra, hanno giocato a pallone nel corridoio e nel salone, mettendo a repentaglio la tavola con piatti e i bicchieri buoni, hanno urlato e fatto i capricci, pianto e fatto puzzette e pernacchie a ripetizione... alla fine, pur di tenerli fermi 10 minuti, li ho dovuti far cenare davanti a Rai Yo Yoi, tv che la suddetta famiglia, al momento di sedersi a tavola, aveva chiesto espressamente di spegnere...

Insomma un fallimento totale, dove non sapevo se era meglio sotterrarmi o strozzarli a turno fino a farli smettere. 
Mi sa che mi serve Tata Lucia!

mercoledì 15 maggio 2013

non è facile...

Non è facile gestire le paure dei propri figli. Come non è facile gestire il rapporto con il corpo insegnante.
La mercoledite, per esempio, da queste parti continua e sembra che, nonostante i miei sforzi, non se ne riesca ad uscire.
Poco prima di Pasqua ero riuscita a beccare la Maestra di religione sulle scale, le ho esposto il problema e lei mi era apparsa sorpresa, ma collaborativa.
Certo, venire a sapere che una tua alunna piange e si dispera perchè ci sei tu a scuola non deve essere il massimo della vita, ma quantomeno aiuta ad aggiustare il tiro e a capire cosa sia successo e come rimediare.
Avevamo deciso insieme di dire a Chicca che per le prossime volte non le sarebbe stato imposto alcun "lavoretto" a meno che non fosse lei a chiederlo, e che se proprio non se la sentiva, poteva stare da una parte a giocare senza nessuna imposizione.
All'inizio ha funzionato, è andata un paio di mercoledì, sembrava tutto risolto.
Poi, complici le vacanze di Pasqua, l'influenza  e "qualcosachedeveesseresuccessoinqueimercoledìmachenonèdatosapere" abbiamo ricomiciato con lo strazio.
Oggi ho preso il toro per le corna, e ho parlato con la Maestra ufficiale di Chicca che dopo mesi di malattia è di nuovo tornata.
All'inizio come al solito è tutto un "non posso intromettermi, il piano didattico della Collega, è impossibile che ti abbia dettodi non farla lavorare" e lì mi è montata un po' di rabbia, e ho sbottato.

Mia figlia non dorme, si fa prendere dalle crisi isteriche e comincia già dalla domenica sera che il mercoledì non vuole andare a scuola.
Io non ci sono in classe, non posso vedere cosa succede e dove nasce quel disagio che si amplifica a casa. In classe ci siete voi.
Allora o organizzate delle riunioni periodiche con gli insegnati, ma tutti gli insegnanti, o così costringete la gente a non portare i figli a scuola. E io non voglio che mia figlia cresca con la convinzione che quando c'è un problema si scappa. Io voglio che cresca con la convinzione che quando c'è un problema si affronta, e si supera.

Dopo questo monologo, il tono è cambiato. E' stato tutto un" hai ragione, ci penso io, dobbiamo affrontarlo insieme".

Ora, io lo so che le mamme sono spesso una categoria scassapalle, che rompono per ogni cosa succede al loro bimbo e incolpano sempre la maestra di default... lo dico spesso anche io, che con le altre non mi relaziono benissimo e faccio fatica ad integrarmi.
Però se un bambino piange, e non vuole fare una cosa, non è sempre detto che sono capricci che noi mamme vogliamo assecondare.
Hanno 4 anni, sono piccoli, hanno paura di sbagliare, e soprattutto non capiscono l'ironia, il tono scherzoso, la ripresa bonaria, perchè per loro è tutto assoluto, o bianco o nero, o felicità estrema o tragedia disperata.
E tu non puoi appellarti sempre a un piano didattico, alle regole da rispettare, al lavoro da fare.

Hanno 4 anni e hanno bisogno di avere fiducia in loro stessi, no di avere tanti disegni e lavoretti nella cartellina di fine anno da mostrarmi alla recita. Di quelli a me, onestamente, non me ne frega niente.



lunedì 13 maggio 2013

secondi figli

Chicca, da quando è nata, ha avuto sempre la festa di compleanno. Ogni anno.
Ci ho sempre tenuto molto, anche perchè io, terza figlia, non ne ho mai fatta una, e di foto di me con torte di compleanno, al contrario dei miei fratelli, ce ne sono poche, per non dire che non ce ne sono affatto.
Vabbè, sono nata in  un momento difficile, dove i miei avevano già i loro problemi e la voglia di festeggiare era zero.
Poi casa piccola, pochi soldi. Mia madre ogni tanto prova a dirmi, quando me ne lamento, "Vabbè tu hai fatto la festa del battesimo al ristorante" Chiaramente anche lì nemmeno una foto!
Insomma, proprio per questo mi sono molto divertita in questi anni a organizzare la festa a Chicca, preparare gli inviti, i panini e la pizza con la nutella, decidere il disegno da mettere sulla torta.

Chicco l'anno scorso per il suo primo anno ha avuto la sua festa. Ne avevo fatto un motivo di principio, perchè come detto io non ho la foto della mia torta con scritto "uno", e mi sembrava doveroso che da grande non mi accusasse di quello di cui mi vado lamentando da quando sono nata.
Ma è stata una faticaccia, lo ammetto. Ho invitato poche persone, le più strette, anche perchè lui ancora non va all'asilo e i suoi amici sono i fratellini degli amici di Chicca. Ed è stato un po' imbarazzante dover invitare chi pochi mesi prima era già venuto per Chicca, costringendoli comunque ad un doppio regalo per non far rimanere male la sorella.

Quest'anno ho passato. Non mi andava. In tempi di crisi come questo mi dispiaceva davvero imporre il doppio regalo a chi comunque con Chicco ha legami solo perchè va a scuola con la sorella. Amici più stretti erano impegnati in vari matrimoni e comunioni. Rimandare quando il compleanno cadeva di domenica mi è sembrato inutile.
Insomma, alla fine pranzo sul terrazzo per noi quattro più mia madre, piccola torta con un due sopra, senza nemmeno il nome. Regali praticamente assenti.

E mi sento un po' in colpa.
Perchè alla fine, diciamocelo, i primi sono proprio fortunati! Hanno le attenzioni di tutti, sono costantemente sotto i riflettori fin dalla nascita e soprattutto hanno le prove di qualsiasi cosa abbiano fatto (il primo bagnetto, la prima pappa, il primo passo, la prima parola), perchè tu lì sei ancora vigile, e sveglia, e attenta.
Poi arrivano i secondi, e ti crescono vicino senza che tu nemmeno te ne accorgi.
Anzi, all'inizio hai quasi fretta che diventino come i grandi, chè ricominciare daccapo è una gran fatica e non vedi l'ora che cammini, che mangi da solo, che parli per dirti cos'ha, perchè sei stanca e non ne puoi più.
E certe tappe le hai già vissute, e in un certo senso, le dai anche per scontate.
Con Chicca mi ricordo facevo fatica a darla in braccio a qualcuno, con Chicco quel qualcuno che se lo tenesse almeno un quarto d'ora lo andavo a cercare io, per dire!  

Il secondo ti ridimensiona completamente il mondo bambini e da una parte fa proprio un gran bene, perchè capisci quanto sia importante, per loro e per te, lasciare andare.
Dall'altra finalmente capisci il perchè dell'atteggiamento di tua madre con te, che eri addirittura la terza.

Però mi sento in colpa ugualmente con Chicco, che un giorno mi chiederà perchè ai due anni non gli ho fatto la festa e la alla sorella sì... vabbè, prossimo anno mega festone per i tre anni!